sabato 30 ottobre 2010

Sportiamoci



Riprendiamoci lo Sport
Quando ero piccolo ,sono nato poco dopo l’ultimo conflitto mondiale e mi si vede nella foto in basso a sinistra, lo sport si faceva ancora “per sport”. C’era il lavoro normale, nei campi o in fabbrica, ed erano in pochi quelli che si dedicavano ad attività sportive che erano invece praticate da nobili, aristocratici e militari magari per vincere una medaglia alle olimpiadi. Qualche anno fa ho avuto come vicino di ombrellone, su una spiaggia ligure, un generale ormai in pensione che aveva combattuto nella campagna d’Africa. Mi raccontò di aver partecipato alle universiadi in varie specialità poiché al tempo dei suoi studi universitari gli atleti scarseggiavano. Lo sport era praticato da una élite perché era considerato un lusso, una perdita di tempo e dava da vivere solo a pochi. Solo più tardi sia per il pubblico pagante che per gli sponsor lo sportivo vi si è dedicato professionalmente fino a farlo diventare un lavoro, ed attorno sono poi fiorite le varie attività collegate (negozi, giornali, stadi, palestre,allenatori, manifestazioni ecc.). Negli anni ’70, quando frequentavo l’ Isef la tuta e le scarpe da ginnastica erano poco diffuse e per strada le portavamo solo noi insegnanti; ora invece è il contrario, le indossano tutti pensando che basti l’abbigliamento per rimettersi in forma. Mi ricordo che agli inizi degli anni ’80, quando promossi i primi corsi comunali di ginnastica dolce dedicati a mamme e nonne, le allieve venivano in palestra nascondendo nella borsa della spesa l’abbigliamento sportivo; c’era un po’ di pudore ad indossare di giorno e per strada il “pigiama con le scritte” e le “scarpe di gomma” poiché il pensiero corrente era che andare in palestra toglieva tempo al lavoro ed era un’attività da buontempone. Ed oggi , che da più parti ci viene consigliato di muoverci di più e di frequentare una buona palestra, vorrei mettere in guardia dai pericoli dell’attività fisica ,specie dello sport, e mi spiego. Se bastasse muoversi per sentirsi meglio allora più lo si fa e più si dovrebbe essere in forma ; invece lo sportivo, specie quello della domenica, se non sta attento a come respira, all’intensità-ritmo-durata del movimento, rischia in traumi e in salute più della “sedentaria casalinga”, che ferma non sta a dire il vero nell’accudire alle faccende domestiche. E probabilmente l’indice di salute più importante è l’ HRV (Heart Rate Variability ossia la variabilità della frequenza del battito. Sono già parecchi gli atleti che subiscono gravi danni o muoiono dopo una intensità attività sportiva. Pare, a stare almeno alle voci che circolano, che molti assumano delle sostanze per aiutare le prestazioni, perfino per fare bella figura nella partitella con i colleghi di lavoro. E qui noto, tra l’altro, una grossa incongruenza: alla persona normale, all’artista e al politico è concesso “tirarsi su ”con qualche pillola mentre all’atleta è vietato , lo vogliamo “al naturale”; ma l’allenamento a cui si sottopone non è già una forma di sofisticazione? Allora cerchiamo lumi nella storia: nell’antichità non c’era lo sportivo professionista e in caso di gara o disfida venivano chiamati i campioni delle varie città che magari erano in altre faccende affaccendati –vedi Achille interpretato da Brad Pitt nel film Troy. Ora, invece, lo sport è diventato un lavoro e l’atleta ci vive, spesso anche bene, ed ogni giorno si allena per la vittoria ; se, poi, gli si propone qualche aiuto per aumentare le prestazioni ed i guadagni non è raro che accetti. E veniamo alla domanda conclusiva, ossia a chi e a cosa serva lo sport, quello praticato gareggiando con se stessi o con altri, magari con campionati e gare a vari livelli. Per chi lo pratica può essere fonte di notevole stress, specie in chi subisce la sconfitta, e non placa la voglia di primeggiare (poiché alla gara seguente si vuole ancora vincere); in molti sport si è perso per strada il “piacere di mettersi in gioco” e si guarda solo al risultato finale; altre volte lo si fa per la medaglia (si farebbe prima ad andare in un negozio a comprarne qualche dozzina).E chi fa da spettatore? Spesso guarda un evento aspettandosi la vittoria del proprio campione ed immedesimandosi in esso e se il suo idolo esce dalla competizione o subisce la sconfitta decade l’interesse per la manifestazione e torna a casa pure lui “sconfitto”. Si potrebbe imparare dagli scrittori e poeti : all’inizio partecipano a qualche concorso ma, poi, dopo alcune vittorie lasciano spazio ai giovani e loro vanno a sedere al tavolo della giuria; lo sportivo invece vorrebbe vincere sempre e per tutta la vita (tipico l’esempio di Merckx , Schumacher o Valentino Rossi) . E allora quali cose tenere presente se si vuole fare del salutare movimento senza mordersi la coda come fa quel gatto nella canzone di Giorgio Gaber? Se osserviamo i bambini piccoli in ambiente naturale la prima cosa che fanno spontaneamente, quando, dopo aver ben gattonato, riescono a camminare, è di arrampicarsi alla prima pianta che trovano –se non c’è la mamma o la nonna ad impedirglielo; la seconda è di giocare con la palla (non scordiamo che in natura se guardiamo in un microscopio molecolare o in un telescopio vediamo tante sfere che girano e non si vede l’arbitro!); la maggior parte del tempo rimangono fermi, appesi o seduti a giocare-parlare ed ogni tanto si muovono per brevi tratti. Solo più tardi vogliono emulare i giochi dei grandi nei quali vigono delle regole e ci sono dei vincitori. Se lo sport si limitasse al piacere del gioco e pur “contando i punti” si giocasse perché alla fine, dimentichi del risultato, rimanesse solo il piacere di aver contribuito ad un piacevole movimento collettivo, apprezzato anche dal pubblico, avrebbe molti più seguaci. Meglio ancora se si facessero giochi in cui alla fine non c’è un vincitore e se, poi, togliessimo la panchina, perché giocano tutti anche le schiappe, l’allenatore, l’arbitro, lo sponsor, i campionati, le trasferte, l’ingaggio … rimarrebbe lo Sport allo stato puro come quello che si faceva nel cortile di casa: nascondino, libera ferma, biglie, cimberlina, saltamoleta, figurine, guardia e ladri, piàte, tutolo, palla al muro, palla bollata ecc. In quest’ ottica i veri sportivi sono i bambini ma anche i “casalinghi”; sono anche convinto che in una singolar tenzone, magari una gara ciclistica, parecchi casalinghi darebbero alcune ruote di distacco a molti professionisti. “Signor generale da un’occhiata al castello di sabbia mentre vado a fare una nuotata?” chiesi un mattino al mio vicino di ombrellone; al mio ritorno non trovai né il castello, raso al suolo da una banda di vicini-bambini-invidiosi, né il generale, era in ritirata ma per la vergogna: vatti a fidare del “generale sportivo” ! Giuseppe Belleri Concesio 28 ottobre 2010

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