domenica 27 febbraio 2011

La comar Elvira

Quanti bambini ha aiutato a nascere la signora Elvira Gelmini, nella sua professione di ostetrica durata ben 43 anni, forse non se lo ricorda neppure lei. E ancora oggi che è bisnonna felice quanti la ricordano con gioia e gratitudine. Nelle case dove entrava, a differenza degli altri personaggi paesani quali il medico, il prete , il carabiniere, che quando li vedevi alla porta il cuore cominciava a sussultare, in cambio di attimi di travaglio e di brevi pianti, rimaneva la felicità di una famiglia con un bel bimbo in più che urlava la sua gioia di vivere. La sua vocazione era iniziata da piccola : molto spesso, anche per le numerose famiglie risiedenti, alla “Cascina Selva” di San Vigilio giungeva la “comar” siura Adele - così veniva chiamata la levatrice- con il suo grosso borsone color nocciola chiaro, che pareva una valigia; li dentro, così sussurravano le mamme, teneva i bimbi che poi lasciava alle donne che avevano “comprato”. Mentre frequentava, nel fine settimana, le scuole medie presso le Canossiane di Brescia, lavorava negli altri giorni vestita di camice bianco nel reparto controllo delle munizioni di guerra- siamo negli anni del 2° conflitto mondiale- presso la Gnutti di Lumezzane : riusciva a studiare durante i frequenti allarmi aerei e alla sera nella stanzina dei bachi da seta che papà Pino le scaldava. Negli ultimi anni di guerra, mentre i giovani erano al fronte, fece l’impiegata presso il municipio di Concesio, anche per attendere il compimento del 18° anno necessario per iscriversi al corso universitario di Ostetricia, che frequentò al San Matteo di Pavia. Qui per tre anni, lavorando già come interna, venne ben formata a questa nobile missione e fu pronta ad accogliere l’invito di uno dei suoi professori per recarsi a Palermo presso la neonata clinica Garofalo. Erano solo le donne benestanti che potevano permettersi il ricovero, ma lei ogni tanto faceva anche visite a domicilio dalle popolane : si ricorda di quella madre che partorì prematuramente sei gemellini, di cui uno solo vivente. Dopo un breve soggiorno a Milano presso la clinica Mangiagalli nel 1951 ritornò nel comune natale dapprima come “interina” e poi, al pensionamento della “siura Scaluggia”- quella del borsone- prese la condotta e fu per tutti, fino al 1990, la levatrice Elvira. In tanti anni di professione ha assistito quasi sempre a lieti eventi e si ricorda di un solo bambino levato morto: merito sia delle amorevoli cure e consigli prestati ma anche della sua attenzione all’igiene, specie delle mani; le era stato ben insegnato a detergerle, disinfettarle e a mettersi i guanti prima di toccare le puerpere; purtroppo alcuni neonati avevano dei problemi nei mesi successivi, anche a causa del supplemento alimentare con latte vaccino. Le donne in attesa venivano nel suo ambulatorio privato, ma con rimborso della mutua, per essere controllate due o tre volte durante la gravidanza: oltre alla pressione si valutavano le urine, e se tutto andava bene si attendeva il giorno del parto; se si riscontravano delle difficoltà le accompagnava dal ginecologo. Sopraggiunto il travaglio i parenti venivano a prelevarla anche nottetempo e lei col suo borsone si recava a casa loro. Veniva fatta bollire dell’acqua, a bagnomaria in fiaschi, anche per mezz’ora, si preparavano dei panni puliti e si attendeva che il bimbo si decidesse, fatta una bella rotazione, ad affacciarsi con la testa al mondo. Dopo il pianto liberatorio avveniva, dopo alcuni minuti, il taglio del cordone ombelicale: il neonato veniva avvolto da un soffice e caldo panno, poi subiva il primo bagnetto e dopo essere stato pesato e misurato ritornava dalla mamma, ma questa volta fra le sue braccia. E la signora Elvira rimaneva ancora un paio d’ore a controllare che non ci fossero complicanze, come le temute emorragie: solo in un paio di casi fu necessario il ricovero post partum. Quando, poi, negli anni successivi incontrava di nuovo le “sue mamme” queste la indicavano ai figli dicendo: “ecco la signora che ti ha fatto nascere!”, e questo era per lei il più bel regalo di ringraziamento. Oggi assistiamo a un calo delle nascite, non sarà anche perché non ci sono più le levatrici come quelle di una volta quando la nascita era un evento tutto al femminile e salutato con gioia, mentre oggi nei primi anni di matrimonio viene vissuta come un intralcio e più avanti ricercata con ansia, visto che gli anni migliori sono già stati consumati ?

Quanti bambini ha aiutato a venire alla luce la "Comar levatrice Elvira?"


Calcolandondo 80-100 bambini ogni anno per 43 anni fanno circa 3870.