giovedì 20 ottobre 2011

Il Bés Galilì = Basilisco


Ecco una delle rare immagini del Basilisco

El Bés Galilì

Anche in Valtrompia, come in molte altre località, non solo italiane, si era soliti negli anni scorsi raccontare di sera, attorno al fuoco o nelle stalle, le storie del Bés Galilì. Volendo indagare se si tratti solo di una leggenda o se questo piccolo animale, un po’ serpente, drago e gallo, esista veramente, abbiamo chiesto lumi al geologo Siro Bregoli, nato in media valle ma che avendo, per lavoro e studio, girato il mondo è un esperto non solo di rocce, glaciazioni e sedimenti ma anche di piante e animali preistorici. Ecco il suo contributo: “In alcune valli isolate la flora e la fauna non hanno seguito la normale evoluzione e vi si possono ritrovare alcune specie vegetali od animali dell’era preistorica. Il Bés Galilì potrebbe essere un Archeopterix che non ha fatto il balzo dal rettile all’uccello; Io personalmente non l’ho mai avvistato ma mio zio Battista mi raccontava che, a Pezzaze nella Valle dei Carbonai, questo biscio abitava fra le rocce dalle quali l’aveva visto alcune volte librarsi in volo. Non bisognava guardarlo negli occhi, poiché aveva la capacità, così almeno si diceva, di incantare; si credeva che durante la luna piena fosse pericolosissimo, ma non si ha memoria di alcuno che sia stato avvelenato dal suo morso o ucciso dal suo sguardo. Il suo cibo abituale era costituito da insetti, topi, uccelli ed anfibi. Molte persone attestano di averlo visto, ma gli ultimi avvistamenti risalgono ad oltre mezzo secolo fa. La signora Silvia di Costorio ci ha raccontato di quando sua nonna, alla fine del 1900, rimase per tre giorni incantata fino a quando, al passaggio della processione del Corpus Domini, si risvegliò dopo essere stata portata davanti alla finestra a guardare l’ostensorio. Il signor Benedetto Belleri ricorda di averne visti alcuni esemplari, lunghi meno di due spanne, con una cresta sulla testa – come quella dei galli – e una macchia bianca sulla fronte, sul dòs dè le Nassine - un monte che domina San Vigilio a ponente – e di averne anche ucciso uno quando aveva all’incirca 15 anni. L arzilla ultraottantenne Giuseppina Greco, già insegnante di materie letterarie nelle scuole medie superiori bresciane, si ricorda di averne visti più volte mentre saliva a piedi verso il Santuario della Madonna della Stella, una trentina d’anni fa. Da allora non si hanno più notizie di avvistamenti e oggi del Bés non se ne parla quasi più come una volta, quando si usava per “far paura ai bimbi”, nel raccomandare loro di non avventurarsi in luoghi solitari specie la sera dopo le ore 17-18; inoltre la gente ora vive sempre più rinchiusa fra le mura domestiche e guarda più gli schermi, display e monitor che le stelle e la natura. Tuttavia sono molti i riferimenti storici. E’ citato nel salmo 91: “Tu camminerai sull’aspide e sul basilisco…”; Plinio il vecchio, nel 70 d.c. scrive: “E’ un piccolo serpente lungo meno di 20 centimetri che ha una macchia bianca in capo a guisa di diadema, con il fischio caccia tutti i serpenti … e se ne va come le altre serpi avvolgendosi, ma cammina ritto dal mezzo in su … e dicesi che uccida l’uomo ancora guardandolo …”; lo troviamo nel libro “Harry Potter e la camera dei segreti”. Il filosofo e diplomatico Julius Evola lo ha associato alla folgore che ha abbattuto i Titani, aggiungendo che corrisponde al prana, la forza vitale della tradizione induista: il basilisco rappresenterebbe il risveglio del potere del serpente, la sensazione fisica di energia che sale dal perineo e che corrisponde alla Kundalini nello yoga. Per dare un ulteriore suggello scientifico-religioso alla nostra ricerca abbiamo telefonato a un monsignore, nativo della Valtrompia e per anni docente di scienze nel Seminario vescovile diocesano: alla nostra richiesta di informazioni con voce roca ed alterata ci ha frettolosamente congedati, forse ricordando qualche brutto incontro nelle passeggiate naturalistiche giovanili. Concludiamo senza certezze ma con la domanda:
“E se non fosse solo leggenda ?”.
Concesio 16-10-2011 Giuseppe Belleri

sabato 11 giugno 2011

Conferenza al Museo Musicale per la mostra 150° ... "Pittori, Scrittori e Santi


La serata è fresca
con falcata lesta
mi avvicino al centro
della città ed entro
nel museo musicale
per la conversazione speciale
sui Santi , Scrittori e Pittori
che a Brescia –tanto di onori-
hanno contribuito
all’unità d’ Italia
in qualsiasi partito
facendogli un po’ da balia.
Alle seieunquarto spaccate
puntuale come le sole restate:
la Messa, il Calcio e il Museo
-ed io della Morte aggiungo il neo-
il Cattaneo Virginio introduce
i vari oratori ed educe
il raro documento
a Montevideo redatto
in cui Garibaldi ed Anita
in matrimonio uniti
per tutta la vita
e fino alla fine amanti.
Sergio Isonni, l’attore,
ci declama del Re la lettera
a Pio IX indirizzata
prima di Porta Pia, l’entrata;
gli risponde secco il Papa :
“Che Dio abbia misericordia!”.
S’alza Ivo Panteghini, monsignore,
a lanciar dardi verso Cesare .
“Brescia fu più irredentista
che per l’Italia nazionalista !”.
Parla di liutai, marmisti, argentieri
di Pavoni, Boifava e Tito Speri.











Dopo la solita strombazzata,
con la tromba del 1918 datata
- del Gnutti Alessandro-
ci viene letta, piano,
una poesia del Canossi, in Italiano.
Tocca, poi, ad Ennio Ferraglio
descriverci, senza alcun sbadiglio,
come i bresciani scrittori
abbiano narrato, senza clamori,
di moti, guerre e rivoluzioni,
spesso dopo alcune generazioni:
Abba, Capuzzi, Paroli e Zazio,
per l’arte poco spazio !
Declama l’Isonni ancora
del Canossi bresciano, ora.
Anche i pittori di quegli anni,
non citati eccetto l’ Inganni,
ci mostrano - disse Mazzini-
dove una Nazione spinge
vedendo cosa dipinge :
con queste parole di parte
è intervenuto Maurizio Bernardelli
-rinomato critico d’arte-
parlandoci di Matisse e pennelli.
E’ mancato il prezioso contributo
di mons. Fappani, imboscato
nella penultima fila, quella dei Beati
prima del termine eclissati.
Poltrito ha l’Arturo Bettoni
vicepresidente di circoscrizioni :
è arrivato un po’ in ritardo
e ha moderato con riguardo
specialmente il monsignore,
parevan don Camillo e Peppone.













Belli i discorsi
forbite le citazioni
ma siamo rimasti ignoranti
su quanti erano questi Santi ?
-chiederemo in Vescovado-
Quali erano gli Scrittori ?
-passeremo alla Queriniana-
Quanti Pittori oltre l’Inganni ?
-faremo un salto in Castello-
Ai relatori, all’attore,
al trombettiere e al moderatore
un grazie sentito,
ma ancor più dovuto
a Virginio Cattaneo
accordata anima bresciana :
a lui è dedicato
questo acrostico di commiato.

“Virgulto forestiero
Inserito sul Cidneo,
Rilievi plastici dal vero,
Ginnasta provetto
Insegnante di fioretto,
Note strumenti e documenti
Intesse con ricerca magistrale
Ostentandoli al Museo Musicale”

Mostra al Museo Musicale del maestro Virginio Cattaneo: 150° Celebrando dalle X Giornate di Brescia all'Unità d'Italia ed oltre


Nel pomeriggio inoltrato
a Brescia mi sono recato :
un saluto a Pietro, della Fenice,
che vende libri, si dice,
e, poi, dopo un gelato
preso in Tebaldo Brusato,
giungo dal Cattaneo Virginio,
professore e maestro esimio.
Sono leggermente in anticipo
nella sede del museo civico
al n° trentaquattro di via Trieste,
per ora solo facce meste,
ma presto arriverà gente
per l’inaugurazione della presente
mostra dal titolo 150° celebrando
allestita dal Virginio prendendo
un po’ di qui e un po’ di là
documenti, oggetti e trallallà,
che testimoniano come Brèsa
pur con l’unità l’ è sèmper la stèsa:
bèla, bràa e schiada
nel stiàl spaiàt encastràda.
Alle diciottoequindici quasi in punto
il Cattaneo senza disappunto
taglia tosto il nastro tricolore
della mostra generata dal cuore.
E presenta i suoi gioielli :
inni, canti e libelli
passaporti, quaderni e figurine
documenti, ventagli e bandierine.
Alessandro da una strombazzata
con una tromba originale,
che non ce n’è una uguale,
dal comitato bresciano regalata;
s’è involato l’attore Isonni
forse reduce da notti insonni
che ci ha negato le declamazioni
di odi, endecasillabi e sermoni.








La bella Simona Bordonali,
Presidente dei Consigli Comunali,
ci mostra i suoi bei denti
che son sempre sorridenti;
tesse lodi al Cattaneo :
non gli trova nessun neo
oltre al fatto d’esser nato
nel bel millennio passato.
Tocca, poi, all’ Arturo Bettoni
vicepresidente delle circoscrizioni,
mente pensante del museo musicale,
che fa una presentazione originale.
Ci racconta di tamburini,
tubercolotici e garibaldini,
di moti, brecce e X Giornate,
di Messe prima delle barricate:
“Viva Pio IX e viva l’ Italia,
orsù andiamo a fargli la balia !”.
Ci legge come di Anita, gli ombrelli,
uno nero e l’altro avorio –due gioielli-
alle porte di Brescia siano arrivati,
come regalo di nozze, donati.
Virginio ci rivela quando a Sorrento,,
da Roma per riposare un momento,
il bresciano Zanardelli arrivò
ma già dopo due giorni s’annoiò :
allora l’albergatore preoccupato
ne parlò ai De Curtis che d’un fiato
e prima che il sole fosse sortito …
“Torna a Surriento” era finito,
dedicata si alla terra, amata,
nel 1902 un po’ disastrata,
ma per invogliare il politico
a regalare un postale ufficio.
Tagliato il nastro, chiusi i sermoni
-mancò solo quello del Fappani-
ci si aspettava il giusto rinfresco,
visto il torrido caldo incombente








che faceva ansimare tutta la gente:
stretti i cordoni di S.Francesco.
Alle autorità un saluto
poi alle diciannove in punto
verso casa mi porto,
stasera pizza d’asporto.
E’ stata una serata speciale
una mostra un po’ originale
per l’Italia dalla Brescianità
i contributi all’ Unità .

giovedì 5 maggio 2011

Riprendiamoci lo sport

Fin dal 1979 a Brescia un corso di "Ginnastica Dolce" al centro don Calabria diretto da don Antonio Mazzi

Ginnastica dolce nel 1° corso tenuto da Giuseppe Belleri al centro Don Calabria di Brescia diretto da don Mazzi

In quegli anni si era ancora ai primordi della Ginnastica in Italia; a Brescia l'Isef c'era solo dal 1973, in molti comuni non c'era ancora nessun corso di ginnastica, e la ginnastica dolce, termine coniato da Giuseppe Belleri nei primi anni 80 per definire i corsi che non erano nè per adulti nè per ragazzi ma per uomini e donne vicino all'età di pensione : all'inizio erano principalmente le donne che partecipavano di nascosto, quasi vergognandosi e cambiandosi in palestra ed uscendo poi con i tacchi. Per approfondire vedi l'articolo "Riprendiamoci lo sport pubblicato anche nel numero di gennaio 2011 della rivista AamTerranuova

Ginnastica Dolce a Concesio fin dai primi anni ' 80


Se qualche curioso si appostasse nei pressi del Municipio o delle Poste noterebbe un via vai insolito il Martedì e Venerdì mattina: alcune decine di signore, seguite ora anche da rari uomini, entrare senza tanto pudore nel Pala 53 dalla porta riservata “agli atleti”, indossando il pigiama con le scritte e le scarpe di gomma. E se questi curiosi volessero conoscere quale strano sport pratichino queste signore, che hanno già superato brillantemente più o meno alcuni “anta” ma che dimostrano ancora una forma smagliante, non avrebbero che da entrare per vedere e magari fermarsi per una lezione di prova. E vedrebbero all’opera le ragazze del Pala 53, che non volendo, anche per motivi etici e religiosi, far violenza neppure al loro corpo, hanno scelto di praticare, e lo fanno già da parecchi anni, la Ginnastica Dolce. Abituate da sempre ad usare anche in casa - sono tutte provette casalinghe- le maniere gentili, sanno per esperienza che si ottiene molto di più con la dolcezza e quindi anche per il loro corpo hanno scelto il Movimento Dolce. Accanto agli esercizi per il collo e le altre dolenti articolazioni, alla tonificazione di addominali pettorali e glutei, al rilassamento dei dorsali e dei vari agenti stressanti, ad una sempre più consapevole respirazione, prediligono anche esercizi e giochi con la palla. Il loro gioco preferito è la pallagirodolce che si gioca stando in cerchio; in occasione dell’assaggio finale, prima delle vacanze estive, potrebbero mostrarne al pubblico una variante(con le torte al posto delle palle, e il gioco allora consisterebbe nel non prendere il bombolone in faccia). Le ragazze si sono anche date un nome : Cuori Uniti e molto presto anche un inno da cantare sulle rime a loro dedicate.

martedì 26 aprile 2011

Rimpatriata degli allievi dell'Isef Brescia '81


Rimpatriata Isef ‘81



C’eravamo felicemente lasciati
nel lontano 1981, laureati
quasi tutti, prima o poi
eccetto due o tre, affari suoi,
ma dopo trent’anni
è sorto il pensiero
al Belleri, ad onor del vero ,
di fare una rimpatriata
per rivederci e riabbracciarci
in una serata
per conviviare e raccontarci
gli anni passati
all’ Isef di Brescia,
che dolce nostalgia.
Il luogo dell’incontro
è alla Cà Noa di via Branzè
per Cesare Beltrami che c’è
ancora oggi come allor
profe di Iseffini di valor.
C’è pure Slompo Piergiorgio
che mostra gli anni con orgoglio:
buon economo s’è risparmiato;
c’è il primario Bruno Salerni
che dispensò molti inferni
ma ora sinceramente prostrato
-chiede umilmente perdono -
è stato insignito del tapiro dorato;






Roberto Ferrari, un giovinetto,
che ci insegnò il bel fioretto ;
Carlo Valtorta ci allenò tosto
a tirare palloni nel cesto ;
Guido Piccioni -che fatica-
con la sua cinesiologia ostica;
Assente l’atletico Costa Erardo
che correva come un dardo ;
Anche se i suoi sforzi furono Nulli
con alcuni suoi alunni
ci sarebbe stato se non partiva
il nostro prof di correttiva ;
ha invece perso la staffetta
il caro e stimato prof. Motta;
Guglielmo Bonzi s’è scusato
essendo impegnato a fare il giurato.
Buona e bella ultima
ma solo per giusta stima
la Maria Grazia Migliorati
dai ritmi inesplorati.
Simone Lottici, lesto,
ci ha salutati presto :
come allenatore del Treviglio
Basket doveva sul giaciglio
coricarsi, per rimanere in gara.



Le allieve si presentarono in rara
forma ed ecco l’appello :
Bresciani Marisa, Fiorini Paola,
Roberti Renata, Trainini Ottavia,
Zanotto Lorella ,
che è rimasta sempre bella.
I maschi ancora prestanti
erano invece più tanti :
Bazzani Marco, Belleri Giuseppe,
Calvi Livio, Ferrari G.Carlo,
Frassoni Gilberto, Lamera Enzo,
Lottici Simone, Maggiolo Luigi
Menolfi Mauro, Migliorati Ettore,
Peli Sandro, Perini Luciano,
Romele Gian Piero, Tosana Giovanni,
Vacchelli Marco, Zanoni Claudio .
In piedi più di un’ora
abbiamo parlato di allora
aspettando gli arrivi
degli amici ancora vivi
nei ricordi ed emozioni
legati a quelle lezioni
di sport e di vita
della classe riunita
anche dopo tanti anni.
Un breve rinfresco
visto il tempo ancora fresco
poi nella saletta riservata
per una pizza-spaghettata
innaffiata da libagioni
aneddoti e canzoni.



Non è mancata la torta
di frutta crostata
con dedica appropriata :
“30° Isef Brescia ‘81”.
Pareva il tempo fermato
a quegli anni ritornato,
eravamo gli stessi per lo più
meno capelli, qualche ruga in più.
E’ stato bello esserci frequentati,
allora, e di nuovo ritrovati.
Il primo ad involarsi fu Piccioni
seguito dal Zanoni
poi via via tutti gli altri,
ma con un desiderio nel cuore
di rivederci, ogni tanto,
per rivivere il calore
dell’ Isef non soltanto.
La bella rimpatriata
purtroppo è terminata :
un pensiero a casa e agli amici
che nel cuor sono unici !







Brescia 16 aprile 2011
Giuseppe Belleri

lunedì 7 marzo 2011

Il Carnevale di Concesio 2011

Il Carnevale di Concesio 2011

A Concesio è Carnevale
come in tutto lo Stivale
lesti accorrono i cittadini
mamme e nonne coi bambini
con vestiti stravaganti
coriandoli e stelle filanti ,
alcuni col viso mascherato
quasi tutti col capo sfrondato
da pensieri e preoccupazioni :
oggi sono tutti più buoni
perfino i Carabinieri
che ti salutano sinceri ,
non parliamo dei poliziotti
anche loro ghiotti
di chiacchere e frittelle
offerte dalle buone zitelle
dei vari Oratori ;
sono rari tesori .
Alla Norina la bici lasciata
attendo la sfilata
dei carri mascherati
da un folto pubblico ammirati .
Ci sono i Puffi della Pieve
che con un’atmosfera lieve
riempiono di allegria
la piazza ed ogni via .
Sant’Andrea offre a tutti
cattivi e buoni, belli e brutti
una pizza tricolore
che delizia pure il cuore .

La Stocchetta è augurante
all’Italia per il 150 esimo
con etnie che son tante
di non ricevere biasimo .
Sbarcano con “Versus” gli alieni
accolti dai ragazzi “del Ponte”
che offerti dei fiori terreni
ricevono un bacio in fronte .
Costorio dipinta di Giallo
ci regala note da sballo
col paese dei Simpson è gemellata
che balletti e che sfilata !
San Vigilio chiude il giro
con l’orologio della Vita
ogni età vedo e ammiro
c’è perfino la zia Rita .
Ci sono due bande comunali :
quella dei musici nostrani
e pure quella del paese “Casto” ,
che “Corpo tosto !”.
Per tutti bevande e frittelle ,
per i soli bambini
colorati palloncini
e tante, tante caramelle
a piene mani regalate
dalle autorità sul palco assiepate
per dare premi e riconoscimenti
ad amici e conoscenti .
Quanta gente convenuta
un po’ nota e sconosciuta
vecchi amici e parenti stretti
almeno oggi fuori dai letti .

Il tempo è stato clemente
ha permesso a tutta la gente
di trascorrere serena
una giornata ben piena ,
non ha guastato il lavoro
di tante mani d’oro
che per mesi e mesi
gli impegni si son presi
di creare la sfilata
al carnevale dedicata .
Incontro il Sindaco di Consés
e diventiamo amici Fés …
anche Domenica, la mia gemella
che porta poco la gonnella .
E poi, lentamente ,
comincia a sfollare la gente ,
le strade hanno perso il decoro
agli spazzini un duro lavoro ;
ci vorrà una sana sgobbata
per dare una bella lustrata :
in premio un ritiro religioso
alla montana casa di riposo .
Un salto da Fausto, il gelataio ,
sembra di entrare in un pollaio
tanto è pieno di clienti
che aspettano pazienti
di essere gentilmente serviti
con gelati, creme e canditi ;
la vista fa ritornare bambini
che leccano i cucchiaini .



Dall’amica Norina ritorno ,
è con la vicina Lucia, attorno
al tavolo a giocare a carte ,
anche per quello ci vuole arte ;
non so chi stia vincendo
e la saluto contento .
Rivedo il parroco don Domenico
vestito con un grembiulino simpatico ,
oggi i vespri ha saltato ,
ma non penso sia peccato ;
è contento perché in paese
nascono bimbi ogni mese
che in salute Dio benedice ,
merito della siura Elvira, la levatrice ?
Ecco trascorso bene o male
un bel pomeriggio di carnevale :
un grazie a chi ha preparato
al parroco e al curato
al sindaco e agli assessori
agli autisti dei trattori
a tutte le frazioni
ai bimbi e ai nonni
ai residenti e ai forestieri
a volontari e carabinieri
agli sponsor dell’evento .
E tutti col cuor contento
ci diamo l’appuntamento
per il prossimo anno,
ma liberi dall’ affanno .

Giuseppe Belleri 6-3-2011

Carnevale a Concesio 2011

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domenica 27 febbraio 2011

La comar Elvira

Quanti bambini ha aiutato a nascere la signora Elvira Gelmini, nella sua professione di ostetrica durata ben 43 anni, forse non se lo ricorda neppure lei. E ancora oggi che è bisnonna felice quanti la ricordano con gioia e gratitudine. Nelle case dove entrava, a differenza degli altri personaggi paesani quali il medico, il prete , il carabiniere, che quando li vedevi alla porta il cuore cominciava a sussultare, in cambio di attimi di travaglio e di brevi pianti, rimaneva la felicità di una famiglia con un bel bimbo in più che urlava la sua gioia di vivere. La sua vocazione era iniziata da piccola : molto spesso, anche per le numerose famiglie risiedenti, alla “Cascina Selva” di San Vigilio giungeva la “comar” siura Adele - così veniva chiamata la levatrice- con il suo grosso borsone color nocciola chiaro, che pareva una valigia; li dentro, così sussurravano le mamme, teneva i bimbi che poi lasciava alle donne che avevano “comprato”. Mentre frequentava, nel fine settimana, le scuole medie presso le Canossiane di Brescia, lavorava negli altri giorni vestita di camice bianco nel reparto controllo delle munizioni di guerra- siamo negli anni del 2° conflitto mondiale- presso la Gnutti di Lumezzane : riusciva a studiare durante i frequenti allarmi aerei e alla sera nella stanzina dei bachi da seta che papà Pino le scaldava. Negli ultimi anni di guerra, mentre i giovani erano al fronte, fece l’impiegata presso il municipio di Concesio, anche per attendere il compimento del 18° anno necessario per iscriversi al corso universitario di Ostetricia, che frequentò al San Matteo di Pavia. Qui per tre anni, lavorando già come interna, venne ben formata a questa nobile missione e fu pronta ad accogliere l’invito di uno dei suoi professori per recarsi a Palermo presso la neonata clinica Garofalo. Erano solo le donne benestanti che potevano permettersi il ricovero, ma lei ogni tanto faceva anche visite a domicilio dalle popolane : si ricorda di quella madre che partorì prematuramente sei gemellini, di cui uno solo vivente. Dopo un breve soggiorno a Milano presso la clinica Mangiagalli nel 1951 ritornò nel comune natale dapprima come “interina” e poi, al pensionamento della “siura Scaluggia”- quella del borsone- prese la condotta e fu per tutti, fino al 1990, la levatrice Elvira. In tanti anni di professione ha assistito quasi sempre a lieti eventi e si ricorda di un solo bambino levato morto: merito sia delle amorevoli cure e consigli prestati ma anche della sua attenzione all’igiene, specie delle mani; le era stato ben insegnato a detergerle, disinfettarle e a mettersi i guanti prima di toccare le puerpere; purtroppo alcuni neonati avevano dei problemi nei mesi successivi, anche a causa del supplemento alimentare con latte vaccino. Le donne in attesa venivano nel suo ambulatorio privato, ma con rimborso della mutua, per essere controllate due o tre volte durante la gravidanza: oltre alla pressione si valutavano le urine, e se tutto andava bene si attendeva il giorno del parto; se si riscontravano delle difficoltà le accompagnava dal ginecologo. Sopraggiunto il travaglio i parenti venivano a prelevarla anche nottetempo e lei col suo borsone si recava a casa loro. Veniva fatta bollire dell’acqua, a bagnomaria in fiaschi, anche per mezz’ora, si preparavano dei panni puliti e si attendeva che il bimbo si decidesse, fatta una bella rotazione, ad affacciarsi con la testa al mondo. Dopo il pianto liberatorio avveniva, dopo alcuni minuti, il taglio del cordone ombelicale: il neonato veniva avvolto da un soffice e caldo panno, poi subiva il primo bagnetto e dopo essere stato pesato e misurato ritornava dalla mamma, ma questa volta fra le sue braccia. E la signora Elvira rimaneva ancora un paio d’ore a controllare che non ci fossero complicanze, come le temute emorragie: solo in un paio di casi fu necessario il ricovero post partum. Quando, poi, negli anni successivi incontrava di nuovo le “sue mamme” queste la indicavano ai figli dicendo: “ecco la signora che ti ha fatto nascere!”, e questo era per lei il più bel regalo di ringraziamento. Oggi assistiamo a un calo delle nascite, non sarà anche perché non ci sono più le levatrici come quelle di una volta quando la nascita era un evento tutto al femminile e salutato con gioia, mentre oggi nei primi anni di matrimonio viene vissuta come un intralcio e più avanti ricercata con ansia, visto che gli anni migliori sono già stati consumati ?

Quanti bambini ha aiutato a venire alla luce la "Comar levatrice Elvira?"


Calcolandondo 80-100 bambini ogni anno per 43 anni fanno circa 3870.