sabato 29 dicembre 2012

Il Presepe sul Rastrello


Un amico m’ha regalato un singolare Presepe realizzato su un vecchio rastrello di legno. Al centro, sulla paglia, è deposto Gesù Bambino, ai lati Maria e Giuseppe, l’asino e il bue, e poi i vari personaggi del villaggio. L’idea è molto bella perché rappresenta la centralità del Cristo rispetto a tutta la realtà dell’uomo e del mondo: è tutto un convergere su di Lui. Ci fa pensare che nonostante tutto quello che succede alla fine saremo tutti “rastrellati” dal Padre Eterno.

Facciamo in modo di essere…del fieno buono.

Un altro amico l’ha fotografato e rimaneggiato.

 

                                      Buon Natale da Padre Pippo

 

 

 

                              

 

 

Sopra un vecchio, di legno, rastrello

c’è un piccolo presepe, proprio bello;

dopo aver la Terra accarezzato

ed il buon fieno rastrellato

ora rivolti al Cielo i suoi denti

accoglie tutti i “perdenti”.

Gesù Bambino nella culla riposa

fra Giuseppe e Maria sua sposa.

Non mancano il bue e l’asinello

che lo scaldano col fiato e col vello;

accorrono suonatori e pastori

seguiti dai re Magi con gli ori;

non si vedono le angeliche schiere

ma s‘odono i canti e le preghiere:

“Gloria a Dio nel più alto dei Cieli

e Pace in Terra agli uomini fedeli”.

 

 “Gloria a Dio nei  Cieli più alti

e Pace in Terra ai poveri migranti”.

(finale suggerito da don Andrea)

 

 

   Natale 2012   Giuseppe  Belleri

 

domenica 1 luglio 2012

La Ruota dei Fiori di Bach ora è un marchio registrato


La Ruota dei Fiori di Bach

Il 14 giugno 2012 Giuseppe Belleri di Concesio ha ritirato il marchio registrato – dopo 3 anni dal deposito – della sua invenzione, la “Ruota dei Fiori di Bach”. Per saperne di più siamo andati ad intervistarlo nella sua Bottega di idee econaturali ( BIEN ) e gli abbiamo chiesto come è stata colta questa ispirazione.” Già da alcuni anni mi chiedevo se non ci fossero altre modalità per scegliersi da soli i fiori di Bach, ma l’idea di una ruota che, girando come una ruota della fortuna, indicasse il fiore appropriato, l’avevo percepita nel 2008: a quel tempo collaboravo con una ditta di essenze floreali sia nella preparazione dei fiori che nelle principali fiere nazionali. Pensata inizialmente come oggetto di attrazione per il pubblico mi sono, poi, accorto che funzionava anche come aiuto per scegliere i fiori. Mai avrei pensato che due pezzi di legno potessero suggerire i fiori più utili alle varie persone. Visto il suo buon funzionamento, la facilità d’uso e l’utilità ne ho iniziata la produzione e distribuzione. Mi sono rivolto alla Camera di Commercio di Brescia per registrarne il marchio (l’impiegato che mi ha seguito nella pratica ne ha acquistata una per la moglie). Dopo tre anni dalla numero uno –che si vede nella foto – ne ho prodotte più di 150 che stanno girando non solo lungo lo stivale (durante il mio viaggio a Roma di due anni fa ne ho portate in regalo una a Benedetto XVI ed una a Giorgio Napolitano) ma anche in Europa ed in America”. Gli abbiamo chiesto in  cosa consista questa invenzione. “Attualmente sono due le misure prodotte tutte a mano: una del diametro di quasi mezzo metro e l’altra più piccola, da viaggio; ogni ruota è composta da due ruote, di diametro diverso: quella grande è fissa e nei petali colorati con i gessetti reca i nomi dei 38 fiori di Bach (che io da quasi vent’anni produco nelle valli bresciane); quella piccola può girare ed indicare il fiore appropriato”. All’ultima domanda -a chi può essere utile – così ci ha risposto: “Sicuramente al centro di benessere, all’Erboristeria, alla farmacia, al negozio di prodotti naturali ma anche ad una scuola o ad una biblioteca (l’ho registrata anche come “Gioco didattico”, come ausilio per la conoscenze dei fiori)”. E ci propone una  simpatica idea, di  regalare una delle sue ruote alla prima biblioteca e alla prima scuola che chiamerà la redazione.

Inaugurazione a Bovegno del 1° Balcone didattico cosmognomico di erbe spontanee


Inaugurazione a Bovegno del 1° Balcone didattico

A Bovegno domenica 24 giugno è stato inaugurato un originale Balcone didattico con 108 erbe spontanee poste in vasi e dotate di cartellino col nome. La bella iniziativa è stata pensata e realizzata dal sig. Giuseppe Paitoni – residente al Prealpino dove tiene la torrefazione del caffè “Gran Salvador”- ma che spesso è a Bovegno Piano, in via Indipendenza,34 dove ha la cantina del vino prodotto con uve di dorato Botticino. Oltre che eccelso orticultore – coltiva buone e biologiche verdure – è un esperto raccoglitore di funghi – che sa anche ben cucinare – ma soprattutto è un raro intenditore delle erbe spontanee. Vuole il caso – ma di caso si tratta? – che la casa ereditata dalla moglie fosse la dimora dell’erboraio Carlo Cibaldi (il suo testamento è stato pubblicato con la prefazione di Natalia Ginzburg !) che nella soffitta, ora restaurata, faceva seccare le varie erbe che poi portava a Brescia alle varie farmacie. Inoltre in quella casa si udirono i primi acerbi versi del poeta Aldo Cibaldi (il sig. Carlo era suo nonno e chissà quante volte avrà sostato e giocato su quel balcone). Il nastro è stato tagliato dal sig. Paitoni –una vera autorità nel campo erboristico e che presto ci delizierà di un suo originale libro sulle erbe – ma alla presenza di alcuni cari amici – alcuni venuti perfino dall’America – e del Console onorario dell’arcipelago Inglese di Guernsey, signora Judith Finetti (la si vede nella foto con l’amico Giuseppe). Nel pomeriggio si è saliti fino al Maniva, oltre che per leviare un po’ la calura anche per salutare l’amico pittore Eugenio Busi che ha offerto un’abbondante merenda. Il balcone potrà essere visitabile oltre che da privati e scolaresche anche da persone disabili o anziane che potranno riconoscere  in quaranta metri quadrati le principali erbe che nascono spontanee nei nostri prati. Per informazioni si potrà contattare l’associazione “Scoprivaltrompia” che già accompagna i visitatori nei vari siti museali della valle.

sabato 23 giugno 2012

Le erbe spontanee e il loro uso in cucina


Sabato 6 Luglio e Domenica 7 Luglio 2012

info e iscrizioni
Giuseppe 030 2180449 - 347 0595940 / Gabriella 333 2734437



lunedì 18 giugno 2012

Passeggiate per erbe


Passeggiar e poetar in questo luogo ameno come disse il poeta “T’amo mio caro Bovègno”. Passeggiata, riconoscimento e degustazione a Bovegno di Erbe spontanee Domenica 24 giugno ’12 Alle ore 9 dopo i saluti ,gli abbracci ,un goccio di caffè Gran Salvador ed un panino partiremo con scarponcini,, ,cestino, coltellino, quadernetto, carta colla, penna e macchina fotografica per uno dei sentieri che dipartono dalla casa ora di proprietà del signor Giuseppe Paitoni in via Indipendenza 34 a Piano di Bovegno (dove si udirono i primi versi del poeta Aldo Cibaldi;);saranno frequenti le soste per osservare, riconoscere e raccogliere le erbe selvatiche che incontreremo lungo il percorso. Al ritorno troveremo la tavola imbandita di ogni ben di Dio –non solo erbe!- e potremo bere sia acqua di sorgente che vini biologici prodotti dal nostro ospite. Poi si potrà cantare ,suonare in compagnia , fare dei giochi, leggere o guardare la tv, ma anche salire in qualche alpeggio per acquistare del taleggio… e formagelle di capra e mucca. Il contributo sarà di 15 euro a bocca (i bambini 10).


per info: Giuseppe 030.2180449 cel. 3470595940 

giovedì 20 ottobre 2011

Il Bés Galilì = Basilisco


Ecco una delle rare immagini del Basilisco

El Bés Galilì

Anche in Valtrompia, come in molte altre località, non solo italiane, si era soliti negli anni scorsi raccontare di sera, attorno al fuoco o nelle stalle, le storie del Bés Galilì. Volendo indagare se si tratti solo di una leggenda o se questo piccolo animale, un po’ serpente, drago e gallo, esista veramente, abbiamo chiesto lumi al geologo Siro Bregoli, nato in media valle ma che avendo, per lavoro e studio, girato il mondo è un esperto non solo di rocce, glaciazioni e sedimenti ma anche di piante e animali preistorici. Ecco il suo contributo: “In alcune valli isolate la flora e la fauna non hanno seguito la normale evoluzione e vi si possono ritrovare alcune specie vegetali od animali dell’era preistorica. Il Bés Galilì potrebbe essere un Archeopterix che non ha fatto il balzo dal rettile all’uccello; Io personalmente non l’ho mai avvistato ma mio zio Battista mi raccontava che, a Pezzaze nella Valle dei Carbonai, questo biscio abitava fra le rocce dalle quali l’aveva visto alcune volte librarsi in volo. Non bisognava guardarlo negli occhi, poiché aveva la capacità, così almeno si diceva, di incantare; si credeva che durante la luna piena fosse pericolosissimo, ma non si ha memoria di alcuno che sia stato avvelenato dal suo morso o ucciso dal suo sguardo. Il suo cibo abituale era costituito da insetti, topi, uccelli ed anfibi. Molte persone attestano di averlo visto, ma gli ultimi avvistamenti risalgono ad oltre mezzo secolo fa. La signora Silvia di Costorio ci ha raccontato di quando sua nonna, alla fine del 1900, rimase per tre giorni incantata fino a quando, al passaggio della processione del Corpus Domini, si risvegliò dopo essere stata portata davanti alla finestra a guardare l’ostensorio. Il signor Benedetto Belleri ricorda di averne visti alcuni esemplari, lunghi meno di due spanne, con una cresta sulla testa – come quella dei galli – e una macchia bianca sulla fronte, sul dòs dè le Nassine - un monte che domina San Vigilio a ponente – e di averne anche ucciso uno quando aveva all’incirca 15 anni. L arzilla ultraottantenne Giuseppina Greco, già insegnante di materie letterarie nelle scuole medie superiori bresciane, si ricorda di averne visti più volte mentre saliva a piedi verso il Santuario della Madonna della Stella, una trentina d’anni fa. Da allora non si hanno più notizie di avvistamenti e oggi del Bés non se ne parla quasi più come una volta, quando si usava per “far paura ai bimbi”, nel raccomandare loro di non avventurarsi in luoghi solitari specie la sera dopo le ore 17-18; inoltre la gente ora vive sempre più rinchiusa fra le mura domestiche e guarda più gli schermi, display e monitor che le stelle e la natura. Tuttavia sono molti i riferimenti storici. E’ citato nel salmo 91: “Tu camminerai sull’aspide e sul basilisco…”; Plinio il vecchio, nel 70 d.c. scrive: “E’ un piccolo serpente lungo meno di 20 centimetri che ha una macchia bianca in capo a guisa di diadema, con il fischio caccia tutti i serpenti … e se ne va come le altre serpi avvolgendosi, ma cammina ritto dal mezzo in su … e dicesi che uccida l’uomo ancora guardandolo …”; lo troviamo nel libro “Harry Potter e la camera dei segreti”. Il filosofo e diplomatico Julius Evola lo ha associato alla folgore che ha abbattuto i Titani, aggiungendo che corrisponde al prana, la forza vitale della tradizione induista: il basilisco rappresenterebbe il risveglio del potere del serpente, la sensazione fisica di energia che sale dal perineo e che corrisponde alla Kundalini nello yoga. Per dare un ulteriore suggello scientifico-religioso alla nostra ricerca abbiamo telefonato a un monsignore, nativo della Valtrompia e per anni docente di scienze nel Seminario vescovile diocesano: alla nostra richiesta di informazioni con voce roca ed alterata ci ha frettolosamente congedati, forse ricordando qualche brutto incontro nelle passeggiate naturalistiche giovanili. Concludiamo senza certezze ma con la domanda:
“E se non fosse solo leggenda ?”.
Concesio 16-10-2011 Giuseppe Belleri

sabato 11 giugno 2011

Conferenza al Museo Musicale per la mostra 150° ... "Pittori, Scrittori e Santi


La serata è fresca
con falcata lesta
mi avvicino al centro
della città ed entro
nel museo musicale
per la conversazione speciale
sui Santi , Scrittori e Pittori
che a Brescia –tanto di onori-
hanno contribuito
all’unità d’ Italia
in qualsiasi partito
facendogli un po’ da balia.
Alle seieunquarto spaccate
puntuale come le sole restate:
la Messa, il Calcio e il Museo
-ed io della Morte aggiungo il neo-
il Cattaneo Virginio introduce
i vari oratori ed educe
il raro documento
a Montevideo redatto
in cui Garibaldi ed Anita
in matrimonio uniti
per tutta la vita
e fino alla fine amanti.
Sergio Isonni, l’attore,
ci declama del Re la lettera
a Pio IX indirizzata
prima di Porta Pia, l’entrata;
gli risponde secco il Papa :
“Che Dio abbia misericordia!”.
S’alza Ivo Panteghini, monsignore,
a lanciar dardi verso Cesare .
“Brescia fu più irredentista
che per l’Italia nazionalista !”.
Parla di liutai, marmisti, argentieri
di Pavoni, Boifava e Tito Speri.











Dopo la solita strombazzata,
con la tromba del 1918 datata
- del Gnutti Alessandro-
ci viene letta, piano,
una poesia del Canossi, in Italiano.
Tocca, poi, ad Ennio Ferraglio
descriverci, senza alcun sbadiglio,
come i bresciani scrittori
abbiano narrato, senza clamori,
di moti, guerre e rivoluzioni,
spesso dopo alcune generazioni:
Abba, Capuzzi, Paroli e Zazio,
per l’arte poco spazio !
Declama l’Isonni ancora
del Canossi bresciano, ora.
Anche i pittori di quegli anni,
non citati eccetto l’ Inganni,
ci mostrano - disse Mazzini-
dove una Nazione spinge
vedendo cosa dipinge :
con queste parole di parte
è intervenuto Maurizio Bernardelli
-rinomato critico d’arte-
parlandoci di Matisse e pennelli.
E’ mancato il prezioso contributo
di mons. Fappani, imboscato
nella penultima fila, quella dei Beati
prima del termine eclissati.
Poltrito ha l’Arturo Bettoni
vicepresidente di circoscrizioni :
è arrivato un po’ in ritardo
e ha moderato con riguardo
specialmente il monsignore,
parevan don Camillo e Peppone.













Belli i discorsi
forbite le citazioni
ma siamo rimasti ignoranti
su quanti erano questi Santi ?
-chiederemo in Vescovado-
Quali erano gli Scrittori ?
-passeremo alla Queriniana-
Quanti Pittori oltre l’Inganni ?
-faremo un salto in Castello-
Ai relatori, all’attore,
al trombettiere e al moderatore
un grazie sentito,
ma ancor più dovuto
a Virginio Cattaneo
accordata anima bresciana :
a lui è dedicato
questo acrostico di commiato.

“Virgulto forestiero
Inserito sul Cidneo,
Rilievi plastici dal vero,
Ginnasta provetto
Insegnante di fioretto,
Note strumenti e documenti
Intesse con ricerca magistrale
Ostentandoli al Museo Musicale”

Mostra al Museo Musicale del maestro Virginio Cattaneo: 150° Celebrando dalle X Giornate di Brescia all'Unità d'Italia ed oltre


Nel pomeriggio inoltrato
a Brescia mi sono recato :
un saluto a Pietro, della Fenice,
che vende libri, si dice,
e, poi, dopo un gelato
preso in Tebaldo Brusato,
giungo dal Cattaneo Virginio,
professore e maestro esimio.
Sono leggermente in anticipo
nella sede del museo civico
al n° trentaquattro di via Trieste,
per ora solo facce meste,
ma presto arriverà gente
per l’inaugurazione della presente
mostra dal titolo 150° celebrando
allestita dal Virginio prendendo
un po’ di qui e un po’ di là
documenti, oggetti e trallallà,
che testimoniano come Brèsa
pur con l’unità l’ è sèmper la stèsa:
bèla, bràa e schiada
nel stiàl spaiàt encastràda.
Alle diciottoequindici quasi in punto
il Cattaneo senza disappunto
taglia tosto il nastro tricolore
della mostra generata dal cuore.
E presenta i suoi gioielli :
inni, canti e libelli
passaporti, quaderni e figurine
documenti, ventagli e bandierine.
Alessandro da una strombazzata
con una tromba originale,
che non ce n’è una uguale,
dal comitato bresciano regalata;
s’è involato l’attore Isonni
forse reduce da notti insonni
che ci ha negato le declamazioni
di odi, endecasillabi e sermoni.








La bella Simona Bordonali,
Presidente dei Consigli Comunali,
ci mostra i suoi bei denti
che son sempre sorridenti;
tesse lodi al Cattaneo :
non gli trova nessun neo
oltre al fatto d’esser nato
nel bel millennio passato.
Tocca, poi, all’ Arturo Bettoni
vicepresidente delle circoscrizioni,
mente pensante del museo musicale,
che fa una presentazione originale.
Ci racconta di tamburini,
tubercolotici e garibaldini,
di moti, brecce e X Giornate,
di Messe prima delle barricate:
“Viva Pio IX e viva l’ Italia,
orsù andiamo a fargli la balia !”.
Ci legge come di Anita, gli ombrelli,
uno nero e l’altro avorio –due gioielli-
alle porte di Brescia siano arrivati,
come regalo di nozze, donati.
Virginio ci rivela quando a Sorrento,,
da Roma per riposare un momento,
il bresciano Zanardelli arrivò
ma già dopo due giorni s’annoiò :
allora l’albergatore preoccupato
ne parlò ai De Curtis che d’un fiato
e prima che il sole fosse sortito …
“Torna a Surriento” era finito,
dedicata si alla terra, amata,
nel 1902 un po’ disastrata,
ma per invogliare il politico
a regalare un postale ufficio.
Tagliato il nastro, chiusi i sermoni
-mancò solo quello del Fappani-
ci si aspettava il giusto rinfresco,
visto il torrido caldo incombente








che faceva ansimare tutta la gente:
stretti i cordoni di S.Francesco.
Alle autorità un saluto
poi alle diciannove in punto
verso casa mi porto,
stasera pizza d’asporto.
E’ stata una serata speciale
una mostra un po’ originale
per l’Italia dalla Brescianità
i contributi all’ Unità .

giovedì 5 maggio 2011

Riprendiamoci lo sport

Fin dal 1979 a Brescia un corso di "Ginnastica Dolce" al centro don Calabria diretto da don Antonio Mazzi

Ginnastica dolce nel 1° corso tenuto da Giuseppe Belleri al centro Don Calabria di Brescia diretto da don Mazzi

In quegli anni si era ancora ai primordi della Ginnastica in Italia; a Brescia l'Isef c'era solo dal 1973, in molti comuni non c'era ancora nessun corso di ginnastica, e la ginnastica dolce, termine coniato da Giuseppe Belleri nei primi anni 80 per definire i corsi che non erano nè per adulti nè per ragazzi ma per uomini e donne vicino all'età di pensione : all'inizio erano principalmente le donne che partecipavano di nascosto, quasi vergognandosi e cambiandosi in palestra ed uscendo poi con i tacchi. Per approfondire vedi l'articolo "Riprendiamoci lo sport pubblicato anche nel numero di gennaio 2011 della rivista AamTerranuova

Ginnastica Dolce a Concesio fin dai primi anni ' 80


Se qualche curioso si appostasse nei pressi del Municipio o delle Poste noterebbe un via vai insolito il Martedì e Venerdì mattina: alcune decine di signore, seguite ora anche da rari uomini, entrare senza tanto pudore nel Pala 53 dalla porta riservata “agli atleti”, indossando il pigiama con le scritte e le scarpe di gomma. E se questi curiosi volessero conoscere quale strano sport pratichino queste signore, che hanno già superato brillantemente più o meno alcuni “anta” ma che dimostrano ancora una forma smagliante, non avrebbero che da entrare per vedere e magari fermarsi per una lezione di prova. E vedrebbero all’opera le ragazze del Pala 53, che non volendo, anche per motivi etici e religiosi, far violenza neppure al loro corpo, hanno scelto di praticare, e lo fanno già da parecchi anni, la Ginnastica Dolce. Abituate da sempre ad usare anche in casa - sono tutte provette casalinghe- le maniere gentili, sanno per esperienza che si ottiene molto di più con la dolcezza e quindi anche per il loro corpo hanno scelto il Movimento Dolce. Accanto agli esercizi per il collo e le altre dolenti articolazioni, alla tonificazione di addominali pettorali e glutei, al rilassamento dei dorsali e dei vari agenti stressanti, ad una sempre più consapevole respirazione, prediligono anche esercizi e giochi con la palla. Il loro gioco preferito è la pallagirodolce che si gioca stando in cerchio; in occasione dell’assaggio finale, prima delle vacanze estive, potrebbero mostrarne al pubblico una variante(con le torte al posto delle palle, e il gioco allora consisterebbe nel non prendere il bombolone in faccia). Le ragazze si sono anche date un nome : Cuori Uniti e molto presto anche un inno da cantare sulle rime a loro dedicate.

martedì 26 aprile 2011

Rimpatriata degli allievi dell'Isef Brescia '81


Rimpatriata Isef ‘81



C’eravamo felicemente lasciati
nel lontano 1981, laureati
quasi tutti, prima o poi
eccetto due o tre, affari suoi,
ma dopo trent’anni
è sorto il pensiero
al Belleri, ad onor del vero ,
di fare una rimpatriata
per rivederci e riabbracciarci
in una serata
per conviviare e raccontarci
gli anni passati
all’ Isef di Brescia,
che dolce nostalgia.
Il luogo dell’incontro
è alla Cà Noa di via Branzè
per Cesare Beltrami che c’è
ancora oggi come allor
profe di Iseffini di valor.
C’è pure Slompo Piergiorgio
che mostra gli anni con orgoglio:
buon economo s’è risparmiato;
c’è il primario Bruno Salerni
che dispensò molti inferni
ma ora sinceramente prostrato
-chiede umilmente perdono -
è stato insignito del tapiro dorato;






Roberto Ferrari, un giovinetto,
che ci insegnò il bel fioretto ;
Carlo Valtorta ci allenò tosto
a tirare palloni nel cesto ;
Guido Piccioni -che fatica-
con la sua cinesiologia ostica;
Assente l’atletico Costa Erardo
che correva come un dardo ;
Anche se i suoi sforzi furono Nulli
con alcuni suoi alunni
ci sarebbe stato se non partiva
il nostro prof di correttiva ;
ha invece perso la staffetta
il caro e stimato prof. Motta;
Guglielmo Bonzi s’è scusato
essendo impegnato a fare il giurato.
Buona e bella ultima
ma solo per giusta stima
la Maria Grazia Migliorati
dai ritmi inesplorati.
Simone Lottici, lesto,
ci ha salutati presto :
come allenatore del Treviglio
Basket doveva sul giaciglio
coricarsi, per rimanere in gara.



Le allieve si presentarono in rara
forma ed ecco l’appello :
Bresciani Marisa, Fiorini Paola,
Roberti Renata, Trainini Ottavia,
Zanotto Lorella ,
che è rimasta sempre bella.
I maschi ancora prestanti
erano invece più tanti :
Bazzani Marco, Belleri Giuseppe,
Calvi Livio, Ferrari G.Carlo,
Frassoni Gilberto, Lamera Enzo,
Lottici Simone, Maggiolo Luigi
Menolfi Mauro, Migliorati Ettore,
Peli Sandro, Perini Luciano,
Romele Gian Piero, Tosana Giovanni,
Vacchelli Marco, Zanoni Claudio .
In piedi più di un’ora
abbiamo parlato di allora
aspettando gli arrivi
degli amici ancora vivi
nei ricordi ed emozioni
legati a quelle lezioni
di sport e di vita
della classe riunita
anche dopo tanti anni.
Un breve rinfresco
visto il tempo ancora fresco
poi nella saletta riservata
per una pizza-spaghettata
innaffiata da libagioni
aneddoti e canzoni.



Non è mancata la torta
di frutta crostata
con dedica appropriata :
“30° Isef Brescia ‘81”.
Pareva il tempo fermato
a quegli anni ritornato,
eravamo gli stessi per lo più
meno capelli, qualche ruga in più.
E’ stato bello esserci frequentati,
allora, e di nuovo ritrovati.
Il primo ad involarsi fu Piccioni
seguito dal Zanoni
poi via via tutti gli altri,
ma con un desiderio nel cuore
di rivederci, ogni tanto,
per rivivere il calore
dell’ Isef non soltanto.
La bella rimpatriata
purtroppo è terminata :
un pensiero a casa e agli amici
che nel cuor sono unici !







Brescia 16 aprile 2011
Giuseppe Belleri

lunedì 7 marzo 2011

Il Carnevale di Concesio 2011

Il Carnevale di Concesio 2011

A Concesio è Carnevale
come in tutto lo Stivale
lesti accorrono i cittadini
mamme e nonne coi bambini
con vestiti stravaganti
coriandoli e stelle filanti ,
alcuni col viso mascherato
quasi tutti col capo sfrondato
da pensieri e preoccupazioni :
oggi sono tutti più buoni
perfino i Carabinieri
che ti salutano sinceri ,
non parliamo dei poliziotti
anche loro ghiotti
di chiacchere e frittelle
offerte dalle buone zitelle
dei vari Oratori ;
sono rari tesori .
Alla Norina la bici lasciata
attendo la sfilata
dei carri mascherati
da un folto pubblico ammirati .
Ci sono i Puffi della Pieve
che con un’atmosfera lieve
riempiono di allegria
la piazza ed ogni via .
Sant’Andrea offre a tutti
cattivi e buoni, belli e brutti
una pizza tricolore
che delizia pure il cuore .

La Stocchetta è augurante
all’Italia per il 150 esimo
con etnie che son tante
di non ricevere biasimo .
Sbarcano con “Versus” gli alieni
accolti dai ragazzi “del Ponte”
che offerti dei fiori terreni
ricevono un bacio in fronte .
Costorio dipinta di Giallo
ci regala note da sballo
col paese dei Simpson è gemellata
che balletti e che sfilata !
San Vigilio chiude il giro
con l’orologio della Vita
ogni età vedo e ammiro
c’è perfino la zia Rita .
Ci sono due bande comunali :
quella dei musici nostrani
e pure quella del paese “Casto” ,
che “Corpo tosto !”.
Per tutti bevande e frittelle ,
per i soli bambini
colorati palloncini
e tante, tante caramelle
a piene mani regalate
dalle autorità sul palco assiepate
per dare premi e riconoscimenti
ad amici e conoscenti .
Quanta gente convenuta
un po’ nota e sconosciuta
vecchi amici e parenti stretti
almeno oggi fuori dai letti .

Il tempo è stato clemente
ha permesso a tutta la gente
di trascorrere serena
una giornata ben piena ,
non ha guastato il lavoro
di tante mani d’oro
che per mesi e mesi
gli impegni si son presi
di creare la sfilata
al carnevale dedicata .
Incontro il Sindaco di Consés
e diventiamo amici Fés …
anche Domenica, la mia gemella
che porta poco la gonnella .
E poi, lentamente ,
comincia a sfollare la gente ,
le strade hanno perso il decoro
agli spazzini un duro lavoro ;
ci vorrà una sana sgobbata
per dare una bella lustrata :
in premio un ritiro religioso
alla montana casa di riposo .
Un salto da Fausto, il gelataio ,
sembra di entrare in un pollaio
tanto è pieno di clienti
che aspettano pazienti
di essere gentilmente serviti
con gelati, creme e canditi ;
la vista fa ritornare bambini
che leccano i cucchiaini .



Dall’amica Norina ritorno ,
è con la vicina Lucia, attorno
al tavolo a giocare a carte ,
anche per quello ci vuole arte ;
non so chi stia vincendo
e la saluto contento .
Rivedo il parroco don Domenico
vestito con un grembiulino simpatico ,
oggi i vespri ha saltato ,
ma non penso sia peccato ;
è contento perché in paese
nascono bimbi ogni mese
che in salute Dio benedice ,
merito della siura Elvira, la levatrice ?
Ecco trascorso bene o male
un bel pomeriggio di carnevale :
un grazie a chi ha preparato
al parroco e al curato
al sindaco e agli assessori
agli autisti dei trattori
a tutte le frazioni
ai bimbi e ai nonni
ai residenti e ai forestieri
a volontari e carabinieri
agli sponsor dell’evento .
E tutti col cuor contento
ci diamo l’appuntamento
per il prossimo anno,
ma liberi dall’ affanno .

Giuseppe Belleri 6-3-2011

Carnevale a Concesio 2011

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domenica 27 febbraio 2011

La comar Elvira

Quanti bambini ha aiutato a nascere la signora Elvira Gelmini, nella sua professione di ostetrica durata ben 43 anni, forse non se lo ricorda neppure lei. E ancora oggi che è bisnonna felice quanti la ricordano con gioia e gratitudine. Nelle case dove entrava, a differenza degli altri personaggi paesani quali il medico, il prete , il carabiniere, che quando li vedevi alla porta il cuore cominciava a sussultare, in cambio di attimi di travaglio e di brevi pianti, rimaneva la felicità di una famiglia con un bel bimbo in più che urlava la sua gioia di vivere. La sua vocazione era iniziata da piccola : molto spesso, anche per le numerose famiglie risiedenti, alla “Cascina Selva” di San Vigilio giungeva la “comar” siura Adele - così veniva chiamata la levatrice- con il suo grosso borsone color nocciola chiaro, che pareva una valigia; li dentro, così sussurravano le mamme, teneva i bimbi che poi lasciava alle donne che avevano “comprato”. Mentre frequentava, nel fine settimana, le scuole medie presso le Canossiane di Brescia, lavorava negli altri giorni vestita di camice bianco nel reparto controllo delle munizioni di guerra- siamo negli anni del 2° conflitto mondiale- presso la Gnutti di Lumezzane : riusciva a studiare durante i frequenti allarmi aerei e alla sera nella stanzina dei bachi da seta che papà Pino le scaldava. Negli ultimi anni di guerra, mentre i giovani erano al fronte, fece l’impiegata presso il municipio di Concesio, anche per attendere il compimento del 18° anno necessario per iscriversi al corso universitario di Ostetricia, che frequentò al San Matteo di Pavia. Qui per tre anni, lavorando già come interna, venne ben formata a questa nobile missione e fu pronta ad accogliere l’invito di uno dei suoi professori per recarsi a Palermo presso la neonata clinica Garofalo. Erano solo le donne benestanti che potevano permettersi il ricovero, ma lei ogni tanto faceva anche visite a domicilio dalle popolane : si ricorda di quella madre che partorì prematuramente sei gemellini, di cui uno solo vivente. Dopo un breve soggiorno a Milano presso la clinica Mangiagalli nel 1951 ritornò nel comune natale dapprima come “interina” e poi, al pensionamento della “siura Scaluggia”- quella del borsone- prese la condotta e fu per tutti, fino al 1990, la levatrice Elvira. In tanti anni di professione ha assistito quasi sempre a lieti eventi e si ricorda di un solo bambino levato morto: merito sia delle amorevoli cure e consigli prestati ma anche della sua attenzione all’igiene, specie delle mani; le era stato ben insegnato a detergerle, disinfettarle e a mettersi i guanti prima di toccare le puerpere; purtroppo alcuni neonati avevano dei problemi nei mesi successivi, anche a causa del supplemento alimentare con latte vaccino. Le donne in attesa venivano nel suo ambulatorio privato, ma con rimborso della mutua, per essere controllate due o tre volte durante la gravidanza: oltre alla pressione si valutavano le urine, e se tutto andava bene si attendeva il giorno del parto; se si riscontravano delle difficoltà le accompagnava dal ginecologo. Sopraggiunto il travaglio i parenti venivano a prelevarla anche nottetempo e lei col suo borsone si recava a casa loro. Veniva fatta bollire dell’acqua, a bagnomaria in fiaschi, anche per mezz’ora, si preparavano dei panni puliti e si attendeva che il bimbo si decidesse, fatta una bella rotazione, ad affacciarsi con la testa al mondo. Dopo il pianto liberatorio avveniva, dopo alcuni minuti, il taglio del cordone ombelicale: il neonato veniva avvolto da un soffice e caldo panno, poi subiva il primo bagnetto e dopo essere stato pesato e misurato ritornava dalla mamma, ma questa volta fra le sue braccia. E la signora Elvira rimaneva ancora un paio d’ore a controllare che non ci fossero complicanze, come le temute emorragie: solo in un paio di casi fu necessario il ricovero post partum. Quando, poi, negli anni successivi incontrava di nuovo le “sue mamme” queste la indicavano ai figli dicendo: “ecco la signora che ti ha fatto nascere!”, e questo era per lei il più bel regalo di ringraziamento. Oggi assistiamo a un calo delle nascite, non sarà anche perché non ci sono più le levatrici come quelle di una volta quando la nascita era un evento tutto al femminile e salutato con gioia, mentre oggi nei primi anni di matrimonio viene vissuta come un intralcio e più avanti ricercata con ansia, visto che gli anni migliori sono già stati consumati ?

Quanti bambini ha aiutato a venire alla luce la "Comar levatrice Elvira?"


Calcolandondo 80-100 bambini ogni anno per 43 anni fanno circa 3870.


sabato 27 novembre 2010

Imparare il metodo Buteyko per salvaguardare il sistema cardiovascolare, nervoso e respiratorio (Asma e Iperventilazione)






DOMENICA
23 GENNAIO
e DOMENICA 30 GENNAIO 2011
SEMINARIO sul

METODO BUTEYKO

con l’istruttore Belleri Giuseppe*

l metodo è stato sviluppato dallo scienziato ucraino Buteyko fin dal 1952 ed ha lo scopo di

ripristinare una ottimale respirazione. In poche ore se ne apprendono le basi ed i semplici

e facili esercizi-accorgimenti per riappropriarsi di una migliore e naturale respirazione.

Tutto l’organismo ne beneficerà iniziando dal sistema cardiovascolare, poi da quello
nervoso, respiratorio ecc.

Fin dal primo giorno si possono ottenere cambiamenti sbalorditivi. E’ senza dubbio il

migliore metodo per l’asma ( 2 persone su tre possono guarire).


* Belleri Giuseppe fa’ parte del primo gruppo di istruttori italiani
formati da Rosa Maria Chicco (attuale ambasciatrice italiana in Estonia).



IL SEMINARIO SI TERRA’ PRESSO

AGRITURISMO
CASCINA
VALSORDA

VIA VALSORDA N.74

SAN VIGILIO DI CONCESIO (BS)


Il corso viene svolto in due giornate dalle ore 9.30 alle ore 18.00
( con una pausa di un’ora e mezza per uno spuntino)


Possibilità di pernottamento presso l’Agriturismo

Per informazioni e prenotazioni contattare :

Agr.Cascina Valsorda : tel. 030/2180723 sito web : http://www.cascinavalsorda.com/
Cel.334/8326855 e-mail : info@cascinavalsorda.com

Belleri Giuseppe : Cel.347/0595940 e-mail : piunica@libero.it Associazione “Unica”

Per ulteriori informazioni sul metodo visitate il sito: http://www.buteyko.it/

venerdì 5 novembre 2010

Santa Lucia



Santa Lucia
Si dice che il n° 13 porti male e sicuramente Santa Lucia non ne porta più, di regali, al mio caro amico Angelo che è nato qualche lustro fa proprio in quel giorno. Ma come è sorto il pensiero di scrivere una letterina a quella Santa pregandola di portare i doni desiderati ai bimbi buoni? Lucia venne decapitata a Siracusa il 13 dicembre 304 perché non volle venir meno alla sua fede cristiana(come avvenne anche per i due santi patroni di Brescia Faustino e Giovita); durante la carestia del 1646 fu esposto il suo simulacro nella cattedrale di Siracusa e il 13 maggio appena una colomba si posò sul soglio episcopale apparve nel porto un bastimento carico di cereali. Probabilmente da questo fatto si iniziò a considerarla oltre che apportatrice di luce ( è protettrice degli occhi, patrona di oculisti, elettricisti e scalpellini)anche dispensatrice di doni. Ricorda un po’ la celidonia, un erba dal fiore giallo, utile per la vista. S. Lucia nelle 3 cantiche della Divina Commedia diventa il simbolo della grazia illuminante. Quando Dante è sperduto nella selva oscura dell’Inferno Maria invia la martire che “li occhi lucenti lacrimando volse” verso Beatrice, dicendole: “ché non soccorri quei che t’amò tanto, ch’uscì per te de la volgare schiera?” E’ ancora Lucia che accompagna il poeta alla porta del Purgatorio: “qui ti posò ma pria mi dimostraro li occhi suoi belli quella intrata aperta”. Infine il vate, al termine del viaggio ultraterreno, nel Paradiso, la rivede nel primo cerchio dell’Empireo accanto a S.Anna e a S.Giovanni Battista nel trionfo della Chiesa :”di contr’ a Pietro vedi sedere Anna, tanto contenta di mirar sua figlia che non move occhio per cantare osanna. E contro al maggior padre di famiglia siede Lucia, che mosse la tua donna, quando chinavi ,a ruinar, le ciglia”. Fin dagli anni trenta nelle provincie di Brescia, Bergamo e Verona in particolare –ma anche in altre dell’Italia settentrionale- la notte fra il 12 e il 13 dicembre è la più lunga che ci sia: i bimbi piccoli, appena sentono il campanellino, suonato dai più grandicelli, vanno a letto presto perché la Santa, se li vedesse svegli getterebbe della cenere nei loro occhi. Fuori dalla porta di casa si pone della biada per Lüs, il suo asinello, mentre sul tavolo si mettono aranci, biscotti e pane per Lucia e il suo cocchiere Castaldo. Al mattino i piccoli sono i primi ad alzarsi per vedere quali regali sono stati portati, insieme a caramelle e monete di cioccolato; alcune volte i doni più pesanti vengono lasciati da Santa Lucia, che non è più in forma come un tempo, presso nonni e zii. Mentre la Santa potrà reggere ancora per alcuni decenni la concorrenza dei vari supermercati e degli altri soggetti benefici, il suo cocchiere è già andato in pensione e l’asinello sta cercando gli eredi, a cui lasciare le redini, in quel di Valsorda. Nel frattempo, anche per alleggerire il loro lavoro, è stata avanzata una proposta. Ai fanciulli fino ai 6 anni continuerà a portare i doni Santa Lucia, che è ancora la più economica sul mercato, con sponsor unico il Governo Italiano; la Befana prenderà l’appalto delle case di riposo e sarà sovvenzionata dai Deputati e dai Senatori, che sono più o meno coetanei; Babbo Natale e Gesù Bambino porteranno i regali agli orfani e ai vedovi e saranno sostenuti dal Vaticano; a tutti gli altri Italiani che ne facessero richiesta ci potrebbe pensare San Lotto, che avrebbe l’opportunità di ridistribuire i denari ricevuti anche per perorare la sua causa di beatificazione, e poter finalmente essere menzionato sui calendari. Così la nostra bella Italia sarebbe oltre che un paese di poeti, naviganti –sui mari e su internet- anche di nuovi Santi.
Giuseppe Belleri 31 ottobre 2010

domenica 31 ottobre 2010

Santa Lucia


Santa Lucia
Si dice che il n° 13 porti male e sicuramente Santa Lucia non ne porta più, di regali, al mio caro amico Angelo che è nato qualche lustro fa proprio in quel giorno. Ma come è sorto il pensiero di scrivere una letterina a quella Santa pregandola di portare i doni desiderati ai bimbi buoni? Lucia venne decapitata a Siracusa il 13 dicembre 304 perché non volle venir meno alla sua fede cristiana(come avvenne anche per i due santi patroni di Brescia Faustino e Giovita); durante la carestia del 1646 fu esposto il suo simulacro nella cattedrale di Siracusa e il 13 maggio appena una colomba si posò sul soglio episcopale apparve nel porto un bastimento carico di cereali. Probabilmente da questo fatto si iniziò a considerarla oltre che apportatrice di luce ( è protettrice degli occhi, patrona degli oculisti, degli elettricisti e degli scalpellini)anche dispensatrice di doni. Ricorda un po’ la celidonia, un erba dal fiore giallo utile anche per la vista . Fin dagli anni trenta nelle provincie di Brescia, Bergamo e Verona in particolare –ma anche in altre dell’Italia settentrionale- la notte fra il 12 e il 13 dicembre è la più lunga che ci sia: i bimbi piccoli, appena sentono il campanellino, suonato dai più grandicelli, vanno a letto presto perché la Santa, se li vedesse svegli getterebbe della cenere nei loro occhi. Fuori dalla porta di casa si lascia della biada per Lüs, il suo asinello, mentre sul tavolo aranci, biscotti e pane per Lucia e il suo cocchiere Castaldo. Al mattino i piccoli sono i primi ad alzarsi per vedere quali regali sono stati portati, insieme a caramelle e monete di cioccolato; alcune volte i doni più pesanti vengono lasciati da Santa Lucia, che non è più in forma come un tempo, presso nonni e zii. Mentre la Santa potrà reggere ancora per alcuni decenni la concorrenza dei vari supermercati e degli altri soggetti benefici, il suo cocchiere è già andato in pensione e l’asinello sta cercando gli eredi, a cui lasciare le redini, in quel di Valsorda. Nel frattempo, anche per alleggerire il loro lavoro, è stata avanzata una proposta. Ai fanciulli fino ai 6 anni continuerà a portare i doni Santa Lucia, che è ancora la più economica sul mercato, con sponsor unico il Governo Italiano; la Befana prenderà l’appalto delle case di riposo e sarà sovvenzionata dai Deputati e dai Senatori, che sono più o meno coetanei; Babbo Natale e Gesù Bambino porteranno i regali agli orfani e ai vedovi e saranno sostenuti dal Vaticano; a tutti gli altri Italiani che ne facessero richiesta ci potrebbe pensare San Lotto, che avrebbe l’opportunità di ridistribuire i denari ricevuti anche per perorare la sua causa di beatificazione, e poter finalmente essere menzionato sui calendari. Così la nostra bella Italia sarebbe oltre che un paese di poeti, naviganti –sui mari e su internet- anche di nuovi Santi.
Giuseppe Belleri 31 ottobre 2010

Santa Lucia




Santa Lucia
Si dice che il n° 13 porti male e sicuramente Santa Lucia non ne porta più, di regali, al mio caro amico Angelo che è nato qualche lustro fa proprio in quel giorno. Ma come è sorto il pensiero di scrivere una letterina a quella Santa pregandola di portare i doni desiderati ai bimbi buoni? Lucia venne decapitata a Siracusa il 13 dicembre 304 perché non volle venir meno alla sua fede cristiana(come avvenne anche per i due santi patroni di Brescia Faustino e Giovita); durante la carestia del 1646 fu esposto il suo simulacro nella cattedrale di Siracusa e il 13 maggio appena una colomba si posò sul soglio episcopale apparve nel porto un bastimento carico di cereali. Probabilmente da questo fatto si iniziò a considerarla oltre che apportatrice di luce ( è protettrice degli occhi, patrona degli oculisti, degli elettricisti e degli scalpellini)anche dispensatrice di doni. Ricorda un po’ la celidonia, un erba dal fiore giallo utile anche per la vista . Fin dagli anni trenta nelle provincie di Brescia, Bergamo e Verona in particolare –ma anche in altre dell’Italia settentrionale- la notte fra il 12 e il 13 dicembre è la più lunga che ci sia: i bimbi piccoli, appena sentono il campanellino, suonato dai più grandicelli, vanno a letto presto perché la Santa, se li vedesse svegli getterebbe della cenere nei loro occhi. Fuori dalla porta di casa si lascia della biada per Lüs, il suo asinello, mentre sul tavolo aranci, biscotti e pane per Lucia e il suo cocchiere Castaldo. Al mattino i piccoli sono i primi ad alzarsi per vedere quali regali sono stati portati, insieme a caramelle e monete di cioccolato; alcune volte i doni più pesanti vengono lasciati da Santa Lucia, che non è più in forma come un tempo, presso nonni e zii. Mentre la Santa potrà reggere ancora per alcuni decenni la concorrenza dei vari supermercati e degli altri soggetti benefici, il suo cocchiere è già andato in pensione e l’asinello sta cercando gli eredi, a cui lasciare le redini, in quel di Valsorda. Nel frattempo, anche per alleggerire il loro lavoro, è stata avanzata una proposta. Ai fanciulli fino ai 6 anni continuerà a portare i doni Santa Lucia, che è ancora la più economica sul mercato, con sponsor unico il Governo Italiano; la Befana prenderà l’appalto delle case di riposo e sarà sovvenzionata dai Deputati e dai Senatori, che sono più o meno coetanei; Babbo Natale e Gesù Bambino porteranno i regali agli orfani e ai vedovi e saranno sostenuti dal Vaticano; a tutti gli altri Italiani che ne facessero richiesta ci potrebbe pensare San Lotto, che avrebbe l’opportunità di ridistribuire i denari ricevuti anche per perorare la sua causa di beatificazione, e poter finalmente essere menzionato sui calendari. Così la nostra bella Italia sarebbe oltre che un paese di poeti, naviganti –sui mari e su internet- anche di nuovi Santi.
Giuseppe Belleri 31 ottobre 2010

sabato 30 ottobre 2010

Dove sono i Santi ?


Come riconoscere i Santi
Se riconoscere un Santo, dopo che ha lasciato il corpo e il suolo terreno, è abbastanza facile –basta guardare sul calendario od attendere le grazie ed i miracoli- vederlo quando ci passa vicino è più complicato : si dovrebbe avere la vista spirituale e poterne scorgere l’aureola poiché, come dice un simpatico detto romano, la “coda rivela la volpe”. L’aureola, attributo figurativo usato nell’arte sacra, non solo cristiana, per indicare la santità di un personaggio, consiste in un alone di luce che avvolge il corpo e il nimbo è il cerchio di luce che circonda il capo. E’ solo dal IV secolo che l’aureola viene adottata nell’iconografia cristiana per designare dapprima solo Gesù, gli Angeli e la Madonna e poi anche gli Apostoli e i Santi. Nei primi tempi viene raffigurata come una sottile linea rotonda poi come una nuvola luminosa e successivamente come un disco d’oro. La comune aureola di forma circolare è riservata agli Angeli e ai Santi e se il nimbo è a raggiera allora indica un beato; in quella di Gesù è inscritta una croce, di solito rossa; Dio Padre ne ha una triangolare; l’hanno di forma quadrata coloro che non sono ancora dichiarati santi; quella di colore nero è usata per il Diavolo e per Giuda Iscariota. Mentre gli artisti medioevali l’hanno ben usata nelle loro opere, verso la fine del Quattrocento né Leonardo da Vinci nell’Ultima Cena e neppure Michelangelo negli affreschi della Cappella Sistina la mettono in evidenza: come mai ? Non sarà che l’uomo man mano che acquisisce conoscenze tecnologiche perde invece quelle capacità naturali dategli dal creatore? Un animale naturalmente libero all’occorrenza sa quale cibo od erba prendere sia per nutrirsi che per curarsi; noi umani dobbiamo andare a consultare la nonna, lo specialista, l’enciclopedia o internet. L’aura è, invece, il campo energetico che sta attorno ad ogni essere vivente e che fu fotografata per la prima volta dai coniugi Kirlian nel 1939. Sicuramente i Santi fra di loro si conoscono e si frequentano, come ogni simile frequenta il proprio simile (ne accenna anche Dante nella Divina Commedia) e vedono anche tutte le sfumature di aure fino ad arrivare alle aureole più splendenti (indice di una superlativa vitalità spirituale). E in attesa di aver la vista un po’ più chiara la prossima mattina che mi sentirò un cerchio alla testa potrò pensare, ancor prima di essermi guardato allo specchio, di aver cenato in maniera abbondante.
Giuseppe Belleri 31 ottobre 2010

Kilometrizero


Ora che sta quasi per finire la biada, pardon la benzina –ma è un periodo che mi diletto a rimeggiare sugli asini- e che per salvare il pianeta, ma anche per giungere vivi alla fine del mese, si consiglia da più parti il kilometrizero, ho pensato quali e quanti kilometrizero posso attuare . Il primo può essere acquistare i prodotti dell’orto dal contadino vicino a casa ,ed io,avendo ereditato un orticello che dista 500 metri dal mio condominio ogni giorno ho frutta e verdura a kilometrizero. Sia che ci vada a piedi o in bicicletta –un modello con freni a bacchetta dell’altro millennio- è a kilometrizero. E mi spiego con una premessa filososcientifica, ossia che i principi generali, fatte le debite eccezioni, valgono per tutte le situazioni e non solo per quelle usuali. Se voglio che la mia automobile duri qualche anno in più cercherò di fare ogni giorno qualche chilometro in meno: se ne facessi 100 e calcolando che il motore ne sopporti 200.000 dopo 6 anni dovrò rottamarla. Passiamo al nostro corpo che è per certi versi anche una macchina-pensante: se muovo eccessivamente tutti i vari motori ed ingranaggi non potrò certo pretendere di arrivare ai 120 anni e passa ma mi dovrò accontentare di 50 o 70. Qualcuno mi dirà :”meglio 50 anni da leone che 120 da pecorone”; sta bene ne riparleremo quando mi inviterà a festeggiare il suo ”ultimo” compleanno. Inoltre più mi muovo e più produco anidride carbonica che poi sale nell’atmosfera e che insieme a quella emessa dagli animali allevati, da quella rilasciata nel bruciare i combustibili fossili per uso riscaldamento o per produrre energia dalle industrie e dalle automobili …aumenta l’effetto serra. Mi riservo di spiegare meglio questo concetto in un prossimo scritto. Passo ad altre modalità. Scelgo di lavorare vicino a casa, rinunciando magari a un posto migliore e a uno stipendio più elevato; vado nella palestra comunale che dista 900 metri; il pane lo prendo dal forno a 300 metri-un po’ dispiace non vedere la simpatica fornaia del vicino comune; frequento una signorina che abita quasi a un km e poi, finalmente, mi sposo e vado ad abitare poco distante dai vari suoceri : alla sera esco molto meno e, quando arriveranno gli eredi, i nonni potranno venire liberamente, magari a piedi, a coccolarseli ; anche più avanti quando saranno loro ad aver bisogno di assistenza saremo a due passi. Il mio meccanico è a 900 metri e quando gli porto la macchina che ha più di 14 anni, per il controllo annuale, me ne torno poi a casa con la “bici di cortesia” –è un’ idea che gli ho suggerito. Faccio quasi parte del “club dei pelati”- all’ amico barbiere ho scritto in rime che ho finalmente il cranio riflettente- e ogni tanto passo a trovare l’unica mia sorella maggiore che a kilometrizero e costozero mi da una lavata di capo seguita da una rasata. Stupende le montagne del Trentino, e qualche volta ci torno, ma normalmente faccio tre passi sui monticelli nostrani, magari partendo da casa con gli scarponi. Se ho bisogno del muratore, dell’idraulico o dell’elettricista cerco di sceglierli, valutando certamente anche gli altri elementi, a kilometrizero. Oltre ai respiri anche i pensieri cerco di farli corti poiché se ti soffermi un attimo di più gli crescono le ali e chi li ferma più! Le bugie le immagino ,invece, con le gambe lunghe nel senso che è poi difficile stargli dietro. Se ho del superfluo prima mi guardo vicino, magari alla vedova sotto casa; se mando 100 euro in missione mi pare d’aver fatto una grande opera di bene mentre se li do a un concittadino bastano solo per il telefono. Per le vacanze faccio una grossa eccezione e vado una settimana dagli amici Barbara e Franco, che hanno un agriturismo a Serre di Rapolano, vicino a Siena : mi ospitano a costo zero in cambio di qualche lavoretto, delle rime e un po’ di affetto; faccio felice anche l’amico benzinaio –dista 600 metri- che mi fa il pieno sia all’andata che al ritorno ed anche il meccanico che per alcuni spaghetti e pici al farro mi controlla l’auto prima del viaggio. Per ora può bastare e spero di aver stimolato nella ricerca di altri “chilometrizero”. Ah ! Dimenticavo che mi faccio da solo i fiori di Bach, alcuni proprio nel mio orto, e qualche piccolo mobile in legno ed anche il giardino dove tutti andremo prima o poi a riposare le stanche membra è a 800 metri. Ho coniato in occasione della “corsa degli asini” durante il Palio del mio paese un simpatico proverbio in dialetto bresciano (la poesia completa si può richiederla alla redazione): “àzen e moér i ga mia d’ éser forestér” (traduzione : asino e moglie non devono essere forestieri).
Giuseppe Belleri Concesio 28 settembre 2010

I Giardini di Marzo



I Giardini di Marzo
Nella bella canzone “i giardini di marzo” Lucio Battisti, nato solo qualche anno prima di me, cantava una quarantina d’anni fa che “il carretto passava e … al 21 del mese i nostri soldi erano già finiti”. Mi prendo la licenza poetica di fare un piccolo ritocco al testo dell’insuperabile Mogol : oggi già al 31 dello stesso mese il portafoglio è di nuovo vuoto, per chi prende lo stipendio al 27. E mentre fino a pochi decenni fa il capofamiglia riusciva a mantenere 4 o 5 persone e ne avanzava anche per la dote dei figli ora se si potesse si farebbero lavorare anche i minorenni e i nonni -a trovarlo poi il lavoro! Ma come siamo giunti a questa paradossale situazione che pur lavorando e guadagnando di più la famiglia non giunge alla fine del mese se non prelevando dai risparmi o chiedendo un prestito ? E gli Stati sono i primi a vivere sui debiti -il disavanzo pubblico continua a crescere- solo che a pagare sono i cittadini. Inoltre tutto è aumentato e se un articolo costa meno dura anche meno anni ; sono cresciuti di numero anche i prodotti di largo consumo. Basterebbe mettere a confronto un “sanmartino” mostrato nel film “ l’albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi con uno moderno: quante le cose” necessarie” con le quali riempiremmo alcuni autocarri! Per non parlare delle varie scatole con targa -e sono pochi quelli che riescono a fare a meno dell’auto personale- con le quali circoliamo per le strade come tante sardine inscatolate. Anche senza una laurea Bocconiana vediamo che i soldi volano dove ci sono altri soldi : i ricchi aumentano le loro entrate e pure i poveri aumentano, ma di numero. Entrambi sono infelici: il ricco forse un po’ meno, poiché sa per esperienza che il denaro non da la felicità anche se l’aiuta, e ne vuole sempre di più ; il povero, poverino, aspetta di essere felice quando avrà qualche soldo in più e nel frattempo vive grattando e sognando i numeri buoni per il lotto-enalotto ecc; si impoverisce sempre di più arricchendo quelli che gestiscono le varie lotterie e se poi, malauguratamente dovesse vincere , sarebbe costretto , finalmente, ad essere felice nuotando come Paperon de’ Paperoni nei “soldi degli altri”. Si farebbe prima se ognuno si sudasse il denaro necessario , ma ora vediamo –dice infatti il proverbio “soldo risparmiato soldo guadagnato”- come giungerci e bene al termine della nostra lunga e felice vita, secondo gli anni spettanti . Un piccolo accenno sulle misure che potrebbero adottare gli enti pubblici : quante persone, automezzi e risorse sono in esubero nella gestione della “res publica”? Sarebbe preferibile, come consiglia anche San Paolo, non sposarsi, ma almeno accontentarsi di un solo matrimonio sperando che non sia un “malaffare”.
Sul numero di figli massima libertà anche se da nessuna parte si trova scritto quale sarebbe il numero ideale (la Madonna ne ebbe solo uno). La casa sceglierla piccola, semplice e parca nei costi come si usava un tempo e magari con alcune parti in comune, come nei conventi e negli ecovillaggi. L’automobile sobria e versatile da usare fino all’ultimo giro motore come dice la canzone “fin che l’auto va lasciala andare ”e da condividere con altre famiglie. Rimettere in sesto la bici del nonno – quella classica con i freni a bacchetta che non va mai fuori moda- o assemblarne una a scatto fisso ed usarle sempre di più almeno nei brevi percorsi . Non seguire come pecoroni la moda ma, invece, precederla. Mangiare di meno -masticando di più- ed una volta di meno al giorno. Stessa regola per il respiro: respirare di meno sia come frequenza che intensità e farsi ogni tanto delle salutari pause. In doccia chiudere il rubinetto mentre si passa il sapone; far schiacciare il pulsante dello sciacquone all’ultimo utilizzatore, o prima della ritirata. Bandire l’usa e getta -o avvalersene nelle emergenze - ma impiegare piatti , stoviglie, tovaglie ,tovaglioli ecc. vecchi e lustri. Non comprare gli occhiali ma libri, giornali e riviste dai grossi caratteri, specie nei titoli -molti leggono solo quelli! Volendo strafare farseli prestare dalla biblioteca comunale e dagli amici oppure leggere i quotidiani del giorno prima -tanto le notizie rimangono fresche per alcuni giorni e non occorre metterle sotto vuoto. A tutti fa piacere ricevere un bel regalo, meglio se inaspettato, utile ed originale, ma poiché è più bello dare che ricevere basterebbe farsi e fare dei “bei pensieri”, preferibilmente rimati. E per terminare in bellezza vivere con cuore sereno e contento, mangiando una mela al giorno … che toglie il male di torno.
A questo punto ci può stare una poesia di Madre Teresa sulla Vita:
La vita è un’opportunità, coglila
La vita è bellezza, ammirala
La vita è beatitudine, assaporala
La vita è un sogno, fanne una realtà
La vita è una sfida, affrontala
La vita è un dovere, compilo
La vita è un gioco, giocalo
La vita è preziosa, abbine cura
La vita è ricchezza, conservala
La vita è amore, godine
La vita è un mistero, scoprilo
La vita è promessa, adempila
La vita è tristezza, superala
La vita è un inno, cantalo
La vita è una lotta, accettala
La vita è un’ avventura, rischiala
La vita è felicità, meritala
La vita è la vita, difendila
ed aggiungo …
La vita è una realtà, ogni giorno costruiscila
La vita è una poesia, condividila
La vita è troppo vuota ? Riempila !
La vita è troppo piena ? Regalala !
La Vita ti amerà se l’amerai in te !


Giuseppe Belleri 25 ottobre 2010

Sportiamoci



Riprendiamoci lo Sport
Quando ero piccolo ,sono nato poco dopo l’ultimo conflitto mondiale e mi si vede nella foto in basso a sinistra, lo sport si faceva ancora “per sport”. C’era il lavoro normale, nei campi o in fabbrica, ed erano in pochi quelli che si dedicavano ad attività sportive che erano invece praticate da nobili, aristocratici e militari magari per vincere una medaglia alle olimpiadi. Qualche anno fa ho avuto come vicino di ombrellone, su una spiaggia ligure, un generale ormai in pensione che aveva combattuto nella campagna d’Africa. Mi raccontò di aver partecipato alle universiadi in varie specialità poiché al tempo dei suoi studi universitari gli atleti scarseggiavano. Lo sport era praticato da una élite perché era considerato un lusso, una perdita di tempo e dava da vivere solo a pochi. Solo più tardi sia per il pubblico pagante che per gli sponsor lo sportivo vi si è dedicato professionalmente fino a farlo diventare un lavoro, ed attorno sono poi fiorite le varie attività collegate (negozi, giornali, stadi, palestre,allenatori, manifestazioni ecc.). Negli anni ’70, quando frequentavo l’ Isef la tuta e le scarpe da ginnastica erano poco diffuse e per strada le portavamo solo noi insegnanti; ora invece è il contrario, le indossano tutti pensando che basti l’abbigliamento per rimettersi in forma. Mi ricordo che agli inizi degli anni ’80, quando promossi i primi corsi comunali di ginnastica dolce dedicati a mamme e nonne, le allieve venivano in palestra nascondendo nella borsa della spesa l’abbigliamento sportivo; c’era un po’ di pudore ad indossare di giorno e per strada il “pigiama con le scritte” e le “scarpe di gomma” poiché il pensiero corrente era che andare in palestra toglieva tempo al lavoro ed era un’attività da buontempone. Ed oggi , che da più parti ci viene consigliato di muoverci di più e di frequentare una buona palestra, vorrei mettere in guardia dai pericoli dell’attività fisica ,specie dello sport, e mi spiego. Se bastasse muoversi per sentirsi meglio allora più lo si fa e più si dovrebbe essere in forma ; invece lo sportivo, specie quello della domenica, se non sta attento a come respira, all’intensità-ritmo-durata del movimento, rischia in traumi e in salute più della “sedentaria casalinga”, che ferma non sta a dire il vero nell’accudire alle faccende domestiche. E probabilmente l’indice di salute più importante è l’ HRV (Heart Rate Variability ossia la variabilità della frequenza del battito. Sono già parecchi gli atleti che subiscono gravi danni o muoiono dopo una intensità attività sportiva. Pare, a stare almeno alle voci che circolano, che molti assumano delle sostanze per aiutare le prestazioni, perfino per fare bella figura nella partitella con i colleghi di lavoro. E qui noto, tra l’altro, una grossa incongruenza: alla persona normale, all’artista e al politico è concesso “tirarsi su ”con qualche pillola mentre all’atleta è vietato , lo vogliamo “al naturale”; ma l’allenamento a cui si sottopone non è già una forma di sofisticazione? Allora cerchiamo lumi nella storia: nell’antichità non c’era lo sportivo professionista e in caso di gara o disfida venivano chiamati i campioni delle varie città che magari erano in altre faccende affaccendati –vedi Achille interpretato da Brad Pitt nel film Troy. Ora, invece, lo sport è diventato un lavoro e l’atleta ci vive, spesso anche bene, ed ogni giorno si allena per la vittoria ; se, poi, gli si propone qualche aiuto per aumentare le prestazioni ed i guadagni non è raro che accetti. E veniamo alla domanda conclusiva, ossia a chi e a cosa serva lo sport, quello praticato gareggiando con se stessi o con altri, magari con campionati e gare a vari livelli. Per chi lo pratica può essere fonte di notevole stress, specie in chi subisce la sconfitta, e non placa la voglia di primeggiare (poiché alla gara seguente si vuole ancora vincere); in molti sport si è perso per strada il “piacere di mettersi in gioco” e si guarda solo al risultato finale; altre volte lo si fa per la medaglia (si farebbe prima ad andare in un negozio a comprarne qualche dozzina).E chi fa da spettatore? Spesso guarda un evento aspettandosi la vittoria del proprio campione ed immedesimandosi in esso e se il suo idolo esce dalla competizione o subisce la sconfitta decade l’interesse per la manifestazione e torna a casa pure lui “sconfitto”. Si potrebbe imparare dagli scrittori e poeti : all’inizio partecipano a qualche concorso ma, poi, dopo alcune vittorie lasciano spazio ai giovani e loro vanno a sedere al tavolo della giuria; lo sportivo invece vorrebbe vincere sempre e per tutta la vita (tipico l’esempio di Merckx , Schumacher o Valentino Rossi) . E allora quali cose tenere presente se si vuole fare del salutare movimento senza mordersi la coda come fa quel gatto nella canzone di Giorgio Gaber? Se osserviamo i bambini piccoli in ambiente naturale la prima cosa che fanno spontaneamente, quando, dopo aver ben gattonato, riescono a camminare, è di arrampicarsi alla prima pianta che trovano –se non c’è la mamma o la nonna ad impedirglielo; la seconda è di giocare con la palla (non scordiamo che in natura se guardiamo in un microscopio molecolare o in un telescopio vediamo tante sfere che girano e non si vede l’arbitro!); la maggior parte del tempo rimangono fermi, appesi o seduti a giocare-parlare ed ogni tanto si muovono per brevi tratti. Solo più tardi vogliono emulare i giochi dei grandi nei quali vigono delle regole e ci sono dei vincitori. Se lo sport si limitasse al piacere del gioco e pur “contando i punti” si giocasse perché alla fine, dimentichi del risultato, rimanesse solo il piacere di aver contribuito ad un piacevole movimento collettivo, apprezzato anche dal pubblico, avrebbe molti più seguaci. Meglio ancora se si facessero giochi in cui alla fine non c’è un vincitore e se, poi, togliessimo la panchina, perché giocano tutti anche le schiappe, l’allenatore, l’arbitro, lo sponsor, i campionati, le trasferte, l’ingaggio … rimarrebbe lo Sport allo stato puro come quello che si faceva nel cortile di casa: nascondino, libera ferma, biglie, cimberlina, saltamoleta, figurine, guardia e ladri, piàte, tutolo, palla al muro, palla bollata ecc. In quest’ ottica i veri sportivi sono i bambini ma anche i “casalinghi”; sono anche convinto che in una singolar tenzone, magari una gara ciclistica, parecchi casalinghi darebbero alcune ruote di distacco a molti professionisti. “Signor generale da un’occhiata al castello di sabbia mentre vado a fare una nuotata?” chiesi un mattino al mio vicino di ombrellone; al mio ritorno non trovai né il castello, raso al suolo da una banda di vicini-bambini-invidiosi, né il generale, era in ritirata ma per la vergogna: vatti a fidare del “generale sportivo” ! Giuseppe Belleri Concesio 28 ottobre 2010

mercoledì 13 ottobre 2010

Campionesse mondiali di Palladolcevolo


A CONCESIO ci sono le CAMPIONESSE MONDIALI di PALLADOLCEVOLO

Sono certamente in pochi ad essere al corrente che in Val Trompia ci sono le campionesse mondiali di Palladolcevolo. Sono un gruppo di signore ,quasi tutte nonne e in età da pensione, che da parecchi anni si dilettano a Palladolcevolo. Giocano con una palla leggera anche per salvaguardare dita, occhiali e dentiere; la rete è più bassa; se si vuole si può lasciar fare un rimbalzo; l’istruttore gioca e si diverte insieme a loro e da solo rari consigli; non c’è un campionato essendo ,per ora, uniche; non c’è panchina ma tutte giocano , magari facendo i turni; non c’è un arbitro e in casi dubbi si rigioca il punto; sono rarissimi gli infortuni (la perpetua del parroco di un paese vicino frequenta da più di 15 anni senza incidenti, mentre l’anno scorso è ruzzolata in chiesa; da allora porta più sovente le scarpe da ginnastica). Il gioco è così amichevole che al termine non ci si ricorda neppure chi ha vinto- sarà forse per l’età commenterebbe qualche marito. E anche se un po’ stanche, dopo un’ora e mezza di palestra, appena giunte a casa cercano di celare la fugace forma cucinando di buona lena per la famiglia. L’attività oltre che piacevole ritempra anche il corpo e lo spirito: una signora, dopo aver assistito per parecchi giorni la figlia in ospedale, appena giunta a casa si è precipitata in palestra per “ricaricarsi”. In questi anni il livello del loro gioco è così cresciuto che le campionesse olimpiche della NICO (nazionale italiana calciatori olimpici) hanno espresso il desiderio di incontrarle in singolar tenzone . Per ora, vista anche la crisi economica, la cosa non si è ancora concretizzata. E per dimostrare, specie agli irriverenti famigliari delle signore, che alfine il loro è uno “Sport con tutti i crismi” l’istruttore ha organizzato, il 4 giugno 2010 un incontro con gli alunni della scuola media comunale. Le “nonne” avevano preparato delle torte, essendo ottime cuoche, da offrire poi ai ragazzi per addolcire la loro -dei ragazzi- probabile sconfitta. L’entrata in campo è stata memorabile : gli alunni, maschi e femmine, schierati in fila per stringere le mani delle campionesse seguite dal loro istruttore che, commosso al par di Mourinho, le accompagnava sulle note de “il gladiatore”. Per la cronaca le signore hanno vinto sei partite su sette. La settimana dopo al Pala 53 di Concesio ,presenti più di 300 ragazzi delle scuole medie, li convenuti per festeggiare l’ultimo giorno di scuola con una grande pallavolata, le campionesse hanno avuto l’onore di giocare la prima partita , vincendola alla grande ; è stato emozionante vederle stringere le mani, anche qualche bacio ed abbraccio sono scappati, alle ragazze dell’età dei loro figli e nipoti. E per dimostrare che chiunque e ad ogni età può giocare a questa pallavolo addolcita (già dopo 2 o 3 volte si è in grado di giocare come gli altri) si è lanciata la sfida sia alla giunta comunale di Concesio che di Villa Carcina (poiché molte signore abitano in quel comune); dai palazzi, per ora, nessuna risposta affermativa ,ma c’è chi ha visto un sindaco e alcuni consiglieri giocare a “beach volley” a Rimini : probabilmente si stanno già celatamente preparando alla disfida con le campionesse mondiali di Palladolcevolo.
Concesio agosto 2010 Giuseppe Belleri

A Concesio ci sono anche i Campioni Mondiali di Palladolcevolo



Mentre le campionesse sono ormai conosciute non solo in Valtrompia ma si parla di loro per tutto lo stivale, dei campioni mondiali di Palladolcevolo si sa ancora poco. Giocano con una palla leggera –così si hanno meno traumi a dita, nasi, occhiali e protesi varie- la rete è più bassa, così anche i “piccoli” riescono a schiacciare e a fare il muro; ogni partita dura fino ai 15 punti , così se ne fanno di più; non si fa né il riscaldamento (anzi si spegne perfino quello della palestra, che è un po’ rumoroso)né addestramento ma si inizia subito a giocare e dopo le due ore di gioco si sente il sonno ma non la stanchezza. L’istruttore che gioca tranquillamente con loro applica un sistema originale di insegnamento: i nuovi se li tiene vicino e da loro pochi e pacati consigli sicché dopo due o tre lezioni giungono alla pari con gli altri (anche se non hanno mai giocato in precedenza). E’ sicuramente un bell’esempio di “Sport puro”: non c’è panchina ma tutti giocano, non serve lo sponsor poiché non si fanno né campionati né trasferte, l’arbitro c’è ma gioca pure lui e nei casi dubbi si rigioca il punto, ognuno usa la maglietta preferita e si fanno frequenti cambi di formazione per creare più armonia e limitare l’agonismo che c’è ma è più forte il piacere di giungere soddisfatti alla fine dicendoci :”è stata una bella e piacevole serata”. Il gioco è così amichevole che spesso non si ricordano neppure chi ha vinto. Vi sono ancora alcuni posti disponibili sia per maschi che femmine dai 15 anni in su e si gioca il mercoledì e venerdi dalle 21 alle 23 presso la palestra delle scuole elementari di Cadebosio in via Carrobbio(di fronte alla pizzeria Grillo).Per ora sono gli imbattuti campioni del mondo in questa simpatica “Palladolcevolo”,che si può giocare anche oltre i novant’anni; se qualche squadra volesse sfidarli, per poi fregiarsi del loro ambito titolo, si faccia avanti; si potrebbe chiedere all’amico Andrea Lucchetta di fare l’arbitro di questa dolce disfida.

Giuseppe Belleri Concesio 1 ottobre 2010

mercoledì 8 settembre 2010

Omaggio a Giuni Russo con una poesia in acrostico nel sesto anniversario della sua partenza

G I U N I R U S S O


 


 


 

Giumenta indomita dal piede peninsulare

Involavi audace e libera per le ottave ,

Ugola raffinata fra le più rare ,

Note eccelse tu ci hai regalate .

Immagino te , bimba, cullata dalla "Mamma" che

Racconti la "Vita terrena" fra le sue ancelle e

Unita a Cherubini , Troni e Serafini

Scrivi accordi celestiali , e la tua voce

Si effonde soave fino al settimo cielo

Onde , poi , ritorna ad allietare l'universo intero .


 


 

Giuseppe Belleri 9 - 2010

giovedì 26 agosto 2010

Potenziali

F I O R I di B A C H

Potenziali


 

AGRIMONY - Confronto

ASPEN - Coraggio

BEECH - Tolleranza e Comprensione

CENTAURY - Indipendenza

CERATO - Certezza

CHERRY PLUM - Padronanza di se

CHESTNUT BUD - Apprendimento

CHICORY - Amore materno

CLEMATIS - Felicità

CRAB APPLE - Purezza

ELM - Perseveranza

GENTIAN - Fede

GORSE - Speranza

HEATHER - Maturità

HOLLY - Amore universale

HONEYSUCKLE - Presenziarsi

HORNBEAM - Freschezza

IMPATIENS - Pazienza

LARCH - Capacità


 


 


 


 


 


 


 

MIMULUS - Conoscenza

MUSTARD - Serenità

OAK - Forza interiore

OLIVE - Pace

PINE - Perdonarsi

RED CHESTNUT - Distacco

ROCK ROSE - Eroismo

ROCK WATER - Flessibilità

SCLERANTHUS - Chiarezza

STAR OF BETHLEHEM - Risveglio

SWEET CHESTNUT - Liberazione

VERVAIN - Entusiasmo

VINE - Autorità

WALNUT - Costanza e Protezione

WATER VIOLET - Saggezza

WHITE CHESTNUT - Spensieratezza

WILD OAT - Vocazione

WILD ROSE - Dedizione

WILLOW - Ottimismo


 


 


 

Giuseppe Belleri marzo 2010

Parole chiave

i FIORI di BACH

Giuseppe Belleri - Concesio – Marzo 2010

AGRIMONY per le persone gioviali e gaie, amanti della pace e restie ai litigi che nascondono il loro tormento morale o fisico dietro il buon umore e le celie ASPEN
per le
paure vaghe sconosciute ed inspiegabili che possono ossessionare di notte e di giorno BEECH per coloro che vorrebbero vedere più bontà e bellezza in tutto ciò che li circonda; per essere più tolleranti ed indulgenti nel valutare le differenti valenze di ognuno e ogni cosa CENTAURY per le persone buone, tranquille, gentili e ansiose di servire gli altri; abusano delle loro forze e trascurano il proprio compito CERATO per quelli che non hanno sufficiente fiducia in se stessi per fare quello che hanno deciso, chiedono costantemente consiglio agli altri e ne sono spesso fuorviati CHERRY PLUM paura di avere la mente sovraffaticata, di perdere il controllo ,di fare cose terribili che vengono alla mente e che si ha l'impulso a fare pur sapendo che sono sbagliate CHESTNUT BUD per coloro che impiegano più tempo per apprendere le lezioni della vita e rifanno lo stesso errore CHICORY per coloro che desiderano avere vicino quelli che essi amano e del loro benessere sono eccessivamente preoccupati;trovano sempre qualcosa di sbagliato da rimettere a posto o rettificare CLEMATIS per i sognatori,i tranquilli,non veramente felici e poco interessati alla vita; vivono più nel futuro che nel presente e sperano in un tempo più felice quando i loro ideali potranno realizzarsi CRAB APPLE risana da quello che si ha l'impressione di avere di poco pulito, sia dentro che fuori ELM sensazione transitoria che il compito assunto sia troppo difficile GENTIAN facilità a scoraggiarsi, depressione per causa conosciuta GORSE per i casi di grande disperazione HEATHER infelici se soli , han bisogno di compagnia per parlare o pettegolare; l'attaccabottoni HOLLY gelosia, invidia, vendetta, sospetto; è il fiore dell'Amore HONEYSUCKLE per coloro che vivono nel passato che forse fu felice HORNBEAM sensazione di non essere abbastanza forti mentalmente e fisicamente IMPATIENS per coloro che sono veloci nel pensiero e nell'azione ma poco pazienti LARCH sfiducia nelle proprie possibilità di riuscita MIMULUS paura delle cose della vita quotidiana MUSTARD malinconia, disperazione e infelicità inspiegabili OAK per quelli che lottano e combattono una dura battaglia per guarire o per i loro affari quotidiani OLIVE per coloro che dopo aver molto sofferto fisicamente o moralmente sono così stanchi che considerano la vita un peso privo di piacere PINE autocritica e sensi di colpa; pensano che potevano fare di meglio e si attribuiscono anche gli errori commessi da altri RED CHESTNUT ansie, preoccupazioni e paure eccessive per gli altri ROCK ROSE terrore e panico, rimedio d'emergenza in caso di traumi, incidenti e malattie improvvise ROCK WATER concezioni salutistiche rigide e severe SCLERANTHUS per chi soffre di non sapersi decidere fra due cose e non ne parla ad altri; tranquillità, indecisione ed incertezza STAR OF BETHLEHEM per traumi fisici, mentali, emotivi e spirituali anche vecchi che rendono molto infelici e si rifiuta di essere consolati SWEET CHESTNUT angoscia estrema con mente e corpo giunti al limite estremo della sopportazione VERVAIN per chi ha principi ed idee preconcette, desiderio di convertire gli altri, eccessivo entusiasmo e coraggio; non vengono fermati da ostacoli e malattie VINE per le persone molto capaci, sicure di sé,certe di riuscire; vorrebbero che anche gli altri facessero al loro modo WALNUT per avere protezione dalle influenze esterne e dalle opinioni degli altri WATER VIOLET per le persone tranquille,parche e gentili nel parlare, molto indipendenti, capaci e fiduciose di sé che preferiscono vivere in disparte WHITE CHESTNUT quando l'interesse per il presente è scarso e si è torturati da pensieri, idee e ragionamenti che non si desiderano WILD OAT per chi ha forti ambizioni ,desiderio di compiere qualcosa di importante nella vita e di fare molte esperienze, ma non avendo una particolare vocazione non colgono la via da seguire pur tentandone tante WIL ROSE scivolano nella vita rassegnati ed apatici e non mettono nessuno sforzo per migliorare le cose e trovare qualche gioia WILLOW sono meno attivi e gioiosi nella vita avendo sofferto avversità e sfortuna per le quali non possono rassegnarsi senza alcun lamento né risentimento.